Giovanni Vettore fotoamatore e il suo “grammelot” composito
Il mondo della fotografia artistica d’oggi prevede quasi sempre programmazioni finalizzate all’attuazione di progetti specifici, magari con il desiderio di riuscire a concettualizzare, attraverso immagini, idee visionarie.
Un significativo percorso evolutivo rispetto a quelli che sono stati i pionieri e i molti maestri di un tempo, che si muovevano e agivano in relazione a opportunità e condizioni contingenti e che in ogni caso hanno fatto storia.
Comunque capita ancora di ritrovare assonanze con produzioni artistiche d’altri che continuano a perseguire il percorso di quel solco antico. Come pure accade di provare poco interesse e, anzi, un certo fastidio verso coloro che, nella convinzione di aver inventato un proprio stile, cominciano a ripetersi, autocelebrandosi nel proporre sempre stesse cose.
Tanti esempi si possono citare sia fra autori noti che fra appassionati di settore.
Patologici risultano, infine, quelli che a qualunque costo vogliono avere riconoscimenti e affermarsi ma, insufficienti o privi di idoneo talento, continuano sostanzialmente a scopiazzare, senza possedere le abilità per differenziarsi nei loro tentativi di copiatura.
Con Giovanni Vettore, che nei social si dichiara di Padova e che afferma di vivere a Bolzano, penso di avere tanti punti in comune. Oltre alla passione per la fotografia, la variegata attenzione alle moltitudini di avvenimenti che quotidianamente ci circondano e coinvolgono.
Le reciproche produzioni non sono per nulla monotematiche ma sempre rivolte alla raccolta dei tanti spunti percepiti; talvolta fotografati in modo asettico, altre a scopo documentaristico, con dettagli, ovvero altre ancora filtrate attraverso una vena ironica ricca di fantasia.
Azzarderei a dire che, con una visione complessiva, le immagini porterebbero a pensare a un “grammelot” fotografico, alla Dario Fo per intenderci; ma non confusionario e incomprensibile bensì spaziante, senza limiti, a volte leggero, a volte attento e profondo, altre volte anche dedito al “puro cazzeggio”, inteso come un ingenuo divertissement giocoso, frivolo, comunque però sempre volto a suscitare emozioni.
Ciascuno di noi è interprete e, a propria volta, viene interpretato, si espone; ma credo che anche a Giovanni, cittadino del mondo, questa questione interessi poco ... ad esempio, in genere, chi tiene una pagina su Instagram accompagna il portale con una frase di sintesi che, qualche modo, si collega alla personalità: nel suo caso non è scritto nulla, anche perché a parlare sono le immediatezze delle foto.
Tagli particolari, geometrie, giochi di luce e ombre, composizioni originali costituiscono la cifra del suo stile, nella continua ricerca sperimentale che, semplicemente interpreta, fotografa, propone e pubblica.
Il suo eventuale banale lo leggerei come punteggiature e pause, o come un’arma puntata a confondere: di distrazione di massa. E devo riconoscere che, a mio parere, anche lui ci riesce assai bene.
Per chi è rimasto incuriosito, può visionare altre sue fotografie: https://www.instagram.com/gianpi57bz/.
Ovvero: https://www.facebook.com/giovanni.vettore.92/photos_by
Buona luce a tutti!
© Essec
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