Album di viaggio numero Uno - Fotografie della Cina 1991



1991 – “Cina classica”

"Durante l’attività lavorativa ho dedicato buona parte delle mie giornate di ferie facendo dei viaggi all’estero. Ma non tanto per poter apporre la classica bandierina sul mio mappamondo ideale e poi poter dire agli amici questo l’ho visto, ma per allargare le conoscenze nell’andare a conoscere luoghi culturalmente diversi e, soprattutto, verificare di persona organizzazioni sociali di cui avevo letto o appreso accadimenti attraverso i media.
Nella celebre e immensa piazza Tienanmen (Porta della Pace Celeste), monumento di Pechino simbolo nazionale della Cina e prospicente la Città Proibita, il 4 giugno 1989 era finita nel sangue una protesta popolare.
Decine di migliaia di studenti, a cui si erano aggiunti anche lavoratori, si accamparono per settimane, facendo anche lo sciopero della fame, per contestare riforme economiche e chiedere libertà di stampa e di parola.
L’accadimento ebbe a rappresentare un evento di risonanza mondiale, sul cui esito si venne a discutere molto e del quale, al riguardo, anche assecondando i diversi orientamenti politici, i media occidentali vennero ad esprimersi in modi fra i più disparati.
A distanza di due anni restava in me la forte curiosità sull’intera vicenda e fu quella la motivazione che mi portò a scegliere la Cina classica come mia impellente prima tappa turistica in estremo oriente.
L’approccio che ho avuto nei viaggi è sempre stato quello di avvicinarmi ai luoghi senza pregiudizi ed essere aperto a osservare e leggere le cose cercando di scoprire con i miei occhi le realtà tangibili nel paese visitato; ovviamente per quanto a un occidentale, sensibilità e cultura, potesse consentire di cogliere e comprendere.
Quindi la mia regola di base non era mai quella di giudicare, ma di ricercare risposte alle tante domande e ai dubbi, per trovare delle logiche plausibili derivanti dalla visione diretta delle realtà politiche, spesso culturalmente assai lontane.
In breve quell’esperienza si dimostrò fantastica. L’empatia con la gente si rivelò immediata e l’entusiasmo giovanile fu sufficiente ad alimentare l’incoscienza necessaria per una visita approfondita e, per quanto concesso dalle circostanze, un po’ all’avventura.
In Cina, nel 1991, oltre alla guida italiana ce n’era un’altra assegnata dal partito.
Nelle escursioni giornaliere venivamo prelevati al mattino di buon’ora e lasciati in albergo nel pomeriggio, in piena luce. Quindi, atteso che le giornate estive erano lunghe, rimanevano delle ore sfruttabili prima della cena, sufficienti per escursioni autonome, all’inizio non viste di buon occhio dalla guida cinese, che era responsabile del gruppo verso il partito.
Complice nelle escursioni “over” mi ritrovai con una toscanaccia assai tosta, anch’essa appassionata di fotografia, pure curiosa a sufficienza per immergersi nei variegati contesti per vivere quelle ore residue all’avventura.
Mercati e agglomerati urbani popolari erano le mete preferite e sempre interessanti, sia per i personaggi che per le scene che si rivelavano sempre di grande interesse.
Gli abitanti dei luoghi, perennemente gentili con noi, disponibili, generosi e tolleranti, acconsentirono in taluni casi anche l’accesso alle loro dimore private.
Quel viaggio nella Cina classica ci consentì una “full immersion” nella profondità della Cina popolare, che ci permise, oltre che di documentare, di comprendere anche gli umori genuini che caratterizzavano i ceti delle variegate classi sociali del paese.
Le occasioni di visita nelle fabbriche, sempre tipiche costanti nei tour cinesi, finalizzate a proporre e vendere loro produzioni ai gruppi turistici, erano per noi occasione per sgattaiolare e insinuarsi nei meandri, introducendoci nei comparti di lavorazione spesso adiacenti agli stessi negozi. Per vedere direttamente e magari fotografare gli operai e i tecnici intenti nel lavoro, impegnati nelle specifiche assegnazioni dei cicli produttivi.
L’apoteosi reportistica, ovvero il massimo dell’avventura con la mia amica lo provammo una notte.
Nella serata dedicata alla degustazione dell’anatra laccata, programmata in un famosissimo ristorante ubicato nel cuore di Pechino, ultimata la cena, ottenemmo l’avallo - dopo una lunga contrattazione da entrambe le guide - e ci venne concesso di rimanere da soli sul luogo, oltre i tempi programmati, in assoluta autonomia. Fummo così i soli occidentali presenti nell’immensa piazza Tienanmen.
Rimanemmo fino a notte fonda a curiosare e a fotografare i presenti. Non ci intendevamo sulla lingua ma ci capivamo perfettamente a gesti. Capimmo subito che anche per loro noi costituivamo un’attrazione atipica e le reciproche disponibilità incrociate produssero euforie e scatti, quasi insoliti. Non c’erano tracce dei fatti sanguinosi dell’89, ci relazionavamo come umani liberi in quel contesto buio che sembrava proprio non avere limiti.
Fin oltre l’una di notte restammo a peregrinare in quella piazza infinita, senza alcuna voglia di tornarcene in albergo. Qua e là capannelli o coppie di fidanzati a passeggiare. Incrociavamo militari, fotografi pechinesi con relative modelle, coppiette, famiglie con bambini al seguito lasciati liberi anch’essi di scorrazzare in quell’immenso spazio.
Quella notte per il rientro escogitammo anche una soluzione insolita. Scartata da subito l’idea di ricorrere a un taxi, anche perché a quell’ora fonda non se ne vedeva alcuno, contrattammo con un classico risciò che, in una mezz’ora circa di sbuffi e ansimi, per far presto come pattuito, ci portò nel nostro albergo allocato in periferia, distante circa una decina di chilometri dalla piazza.
Convenimmo il prezzo a gesti confondendoci tra la loro moneta e dollari americani, ma alla fine ci accordammo per un buon prezzo che, peraltro, non offriva alternative rispetto a possibili altre soluzioni. Le stesse licenze ci vennero concesse durante le altre tappe del tour, che ci consentirono di entrare all’interno del tessuto popolare cinese e coglierne gli aspetti.
Nanchino, Guilin, Xian, Suzhou, Shangai, Canton, Hong Kong e altre ancora, con il nostro approccio, furono pure opportunità per conoscere le viscere sociali di quella che era la Cina reale del tempo, quella che a viaggiatori occidentali difficilmente era consentito accedere.
Non credo di essere riuscito a scoprire fino in fondo la filosofia di vita che si respirava a quel tempo in oriente ma di certo trovai tante risposte alle mie domande; sufficienti a spiegarmi tante cose, che a prima vista - avvolti da pregiudizi - troviamo sbagliate o inutili.
La bellissima esperienza vissuta quella volta procurò un innamoramento immediato per la Cina rivelata; che si era mostrata nelle sue tante differenti e specifiche etnie, tenute assieme da un sistema politico complesso si ma che assicurava una sussistenza minimale e dignitosa ai suoi abitanti.
Anni dopo, quella mia positiva impressione fu alla base per un ritorno (nel 1995), volto a ripercorrere le orme di Marco Polo e visitare i luoghi della Via della Seta.
Anche questo nuovo viaggio venne a rivelarsi un’esperienza ricchissima. Per le innumerevoli emozioni e i tanti spunti offerti; anche per fotografie inusuali e per me uniche che porto nel cuore: incredibili e quasi impossibili per un ordinario “travet” occidentale.
La distanza di Pechino da Hong Kong è di 2246 km e le centosettanta fotografie selezionate in questo piccolo volume raccontano, come fossero pagine di un diario, lo zigzagare per i luoghi nel corso di oltre venti giorni.
Cercando di fissare lungo il percorso sia emozioni che cartoline paesaggistiche o documentali di quanto stavo vedendo per la prima volta, in quella rotta turisticamente definita per noi occidentali come “Cina Classica”.
In tutto il viaggio, l’unica inibizione a poter fotografare la trovammo esclusivamente a Xian, nel corso della visita nei luoghi museali dove si stavano ancora dissotterrando le migliaia di guerrieri connessi a un faraonico mausoleo, casualmente scoperto nel 1974 da un contadino durante lo scavo di un pozzo. Costituito da statue di soldati alti quasi due metri (allora non ancora quantificati) che andavano a comporre con armature, carri e cavalli il famoso “esercito di terracotta”. Un imponente insieme statuario attribuito alla volontà del primo imperatore cinese Qin Shi Huan e risalente al III secolo avanti cristo."
Prodotto tramite Youcanprint, 170 fotografie a colori, 140 pagine, euro 29,90.

Buona luce a tutti!

© Essec

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