Preconcetti coltivati da molti sulle “Generazioni Zeta”



Si sente spesso parlare e in modo sbrigativo dei giovani e di un loro presunto disinteresse per il sociale e quant’altro. Chi esprime tali giudizi in realtà non ha quasi mai modo di verificare lo stato delle cose, avendo con loro contatti contaminati dalle divaricazioni generazionali che hanno sempre accompagnato le vicende del mondo. In questi giorni, avendo avuto modo di assistere all’evento “Professioni della comunicazione: il giornalismo”, organizzato dal Dipartimento Cultura e Società dell’Università di Palermo e rivolto agli studenti che frequentano il corso di Laurea in Scienze della comunicazione, ho tratto delle conclusioni completamente differenti.
Alla manifestazione intervenivano per intrattenere sulla “comunicazione del patrimonio culturale” diversi e conclamati esperti di settore: il giornalista freelance Giuliano Battiston, gli imprenditori digitali Virginia Gullotta e Luigi Pezzilli, il giornalista televisivo Gregorio Romeo e il fotoreporter Franco Lannino.
Ciascuno step del convegno, seguito e accompagnato dal silenzio assoluto degli allievi - assorti ad assorbire come spugne - e introdotto da Dario Mangano, è stato sapientemente coordinato dagli insegnanti dell’ateneo Clotilde Bertoni e Lorenzo Marchese.
Le argomentazioni trattate, tutte fortemente legate, oltre che agli specifici indirizzi di studio, a questioni di assoluta attualità sociale e politica non potevano non suscitare dibattito. Diverse domande poste dalla platea hanno, pertanto, consentito di approfondire molti aspetti, a chiedere lumi sulle singole differenti specificità professionali per chi si accingeva a percorrerle.
Nell’occasione ho avuto anche modo di appurare come la profondità dei quesiti posti, nei molti interventi, hanno prodotto risposte esaustive e molto interessanti anche per me che ormai appartengo a quella che suole definirsi come generazione dei “baby boomers”.
I relatori, oltre a parlare delle esperienze dirette, trattando argomenti di più ampio respiro hanno cercato di rassicurare subito la platea sul falso problema che si suole sempre più spesso sollevare riguardo ai rischi della IA.
Sostenendo anche quanto dovrebbe apparire ovvio, cioè che l’intelligenza artificiale è un processo che assembla, attingendo a varie fonti generalmente giacenti su maxi server e, quindi, da vivere come una opportunità di sintesi altamente tecnologica che pero' non potrà mai creare nulla di originale (se non utile per un confezionamento testuale o estetico-artistico). In quanto frutto di un processo informatico che attinge sempre, come detto, a qualcosa di definito ovvero preesistente, che qualcuno ha creato e fattivamente reso di pubblico dominio.
Gli imprenditori digitali hanno raccontato, per conto loro, la genesi e fornito interessanti informazioni sulle loro intraprese, dispensando consigli sul complesso processo mediatico etico, sul controllo e la ricerca di tematiche d'avanguardia o d'attualita.
Il giornalista televisivo ha raccontato il suo mestiere attraverso aneddoti e mostrando dei suoi servizi che gli avevano consentito di ascendere nell'impervia scalata professionale prescelta.
In tutti i casi è stato sottolineato che, specie per le caratteristiche del mondo mediatico moderno, ciascuno deve intraprendere la propria avventura professionale cercando di trovare il proprio percorso. Tenendo a mente che tutte le attività che si intraprendono sono utili perché consentono di aggiungere sempre nuove esperienze e predisponendosi sempre a eventuali possibili cambiamenti.
Come ciliegina sulla torta, l’evento scalettato a concludere, con un’ampia dissertazione, è stato l'intervento del fotografo Franco Lannino, introdotto nel convegno con un'ampia presentazione da Valentina Mignano. Il valente professionista dell’immagine palermitano ha raccontato con sagacia e ironia il suo mondo, quello della fotografia, collegandolo anche alle tecnologie esemplificate anche dalle diverse reflex esibite e che ne testimoniavano le storie.
Il suo ampio racconto della cronaca giornalistica di Palermo in immagini non ha escluso una serie di aneddoti, agganciandoli ai tanti personaggi che la professione gli ha consentito di conoscere.
Non poteva mancare la narrazione delle famose fotografie realizzate in occasione delle stragi di Falcone e Borsellino e del clima vissuto nel tempo dell'epopea mafiosa, pressochè sconosciuto ai tanti giovani che erano presenti.
Come detto, tante domande e questioni intelligenti poste dagli studenti, oltre a sollevare dubbi, chiedere consigli, hanno fatto affiorare molte considerazioni e anche critiche pertinenti che indurrebbero a rivedere in molti, quei preconcetti coltivati da tanti prevenuti sulle “Generazioni Zeta”.

Buona luce a tutti!


© ESSEC

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