“Incontro con fotografi illustri” di Ferdinando Scianna



In "Obiettivo ambiguo" erano già stati passati in rassegna alcuni dei fotografi ora riproposti in “Incontro con fotografi illustri”.
La nuova operazione potrebbe forse differenziarsi, quindi, oltre che per l'apporto d’immagini spesso inedite "made Scianna", anche per la brevità dei testi che si potrebbero quasi intendere come delle vere e proprie didascalie a supporto delle fotografie scelte.
In più, le considerazioni nei confronti dei fotografi passati in rassegna che vengono espresse in quest'ultinmo libro edito dalla UTET, appaiono quasi lapidarie.
Per le particolarità evidenziate l'impressione, quindi, potrebbe essere quella che l'intero progetto voglia venire a costituire un vero e proprio ulteriore tributo alla saggistica fotografica, suffragato dalla revisione realizzata da un Ferdinando Scianna d'età matura.
In questa chiave, “Incontri con i fotografi illustri” apparirebbe pertanto come un voler tornare riprendere a distanza di tempo uno stesso libro e accorgersi che, grazie ai mutamenti intervenuti, per conoscenze e altro, si vengano ora a focalizzare aspetti e sfumature non notate prima.
Circa l’accostamento delle immagini al testo, la metodologia appare quasi parallela.
Entrambe le due componenti fotografano e talvolta stigmatizzano, infatti, un'unica modalità, nel descrivere visivamente e testualmente: attraverso scatti immediati e scritti sintetici.
In ogni caso, nel saggio, che scorre velocemente, si riescono a cogliere aspetti che ancor oggi accadono e che riguardano le contaminazioni. Là dove, ad esempio e specie nei social oggi, basta esporre un qualcosa d'innovativo o di diverso per innescare tante emulazioni.
Anzi, si legge quasi il messaggio che auspica la possibilità di imitare - nel seguire un percorso tracciato - perchè costituisce spesso un processo indispensabile per chi voglia accingersi a proporre interpretazioni differenti, che magari valorizzino e approfondiscano tanti altri aspetti rispetto a qualunque nuova proposta.
Tutto quanto del resto è un fenomeno insito e caratteristico che investe l’intero mondo dell'arte e non solo; è un po’ il sale che da sempre pregna e porta a sviluppare nuove idee, prendendo spunto e partendo da qualcosa che è già stato realizzato dagli altri.
In questo suo ultimo libro, ad ogni sua foto scattata a fotografi, che ha personalmente conosciuto durante l’arco della sua lunga carriera, Ferdinando Scianna associa un testo che non è mai ridondante.
L'unica pagina, apparentemente disallineata e che risulta quasi incoerente, che non mostra cioè una fotografia da album dei ricordi in parallelo a un testo, riguarda Enzo Sellerio. 
Appare quasi evidente come Ferdinando Scianna covasse da tempo il bisogno di tornare a parlare di lui e, indipendentemente dal non poter disporre di una sua foto, abbia voluto forzatamente inserirlo in questo "Pantheon" di fotografi illustri. 
Il capitolo Sellerio è anche uno dei passi del volume dove il testo è più lungo rispetto a quanto scritto per gli altri fotografi. Forse lo fa per rispondere a una necessità intima e, approfittando del libro, venire a spendere parole positive a corollario dei ricordi; quasi a voler definitivamente rappacificarsi con quello che riconosce come il suo "padre" fotografo. 

"Poi, al funerale, riuscii a ricordare mio padre debole e buono come l’avevo sempre conosciuto dopo la mia infanzia e mi convinsi che quello schiaffo che m’era stato inflitto da lui moribondo, non era stato da lui voluto. Divenni buono, buono e il ricordo di mio padre s’accompagnò a me, divenendo sempre più dolce. Fu come un sogno delizioso: eravamo oramai perfettamente d’accordo, io divenuto il più debole e lui il più forte." 

Il periodo che è citato fra virgolette è uno stralcio tratto dal romanzo di Italo Svevo "La coscienza di Zeno".
Potrebbe pertanto risultare lecito essere portati a pensare che Ferdinando Scianna abbia intenso approfittare di questo suo ultimo saggio per manifestare in pubblico il suo intendimento conciliatorio, seppur tardivo, e di palesare la sua eterna riconoscenza verso quell’Enzo Sellerio, da lui elegantemente definito come un "Acculturato Flaneur", ma riconosciuto quale suo indiscusso maestro. A colui che indica - unitamente a Sciascia - come un prezioso pigmalione nell'averlo aiutato a realizzare quel desiderio giovanile di voler diventare fotografo.
Per concludere, al di là di ogni qualsivoglia giudizio scritto dai critici, ritengo che il volume “Incontro con fotografi illustri” costituisca un'operazione assai meritoria. Quasi una allegra passerella di personaggi che fornisce anche occasione all’autore per riformulare e, in qualche caso, rivedere considerazioni e giudizi su fotografi che erano stati già oggetto in suoi precedenti scritti.
In ogni caso rappresenta una felice occasione per sfogliare un album fotografico intriso di ricordi e, al contempo, allineare e raccogliere dei testi - densi ma significativi - che raccontano di tanti testimoni che hanno saputo ben rappresentare visivamente aspetti d'epoche differenti.

Buona luce a tutti!


© ESSEC

Commenti

Post più popolari