Maelstrom (Vortice) di Michele Di Donato



Michele Di Donato, autore delle opere in mostra alla Galleria Fiaf dell’ARVIS di Palermo, con la sua esposizione viene a rappresentare un progetto lungamente pensato ed al quale ha lavorato da alcuni anni, composto da tanti scatti realizzati in diversi teatri italiani.
La sinossi di Fabiola Di Maggio, ampia e articolata, descrive gli intenti dell’autore e si sofferma sulla ricerca sottostante alla sua operazione.
In merito al titolo attribuito alla mostra, viene in soccorso il web, là dove si legge che “a seconda del volume dell'acqua e della forza con cui si scontrano, compaiono vortici di dimensioni diverse. I più grandi e pericolosi sono chiamati vortici o maelstrom, parola norvegese che deriva da malen (macinare, schiacciare) e strom (corrente), cioè corrente di frantumazione”.
L’idea che prevale nella mia personale lettura della mostra è anche quella di un tentativo nel cercare di fermare, con un concetto fotografico, l’energia ovvero la dinamica della materia.
Il tutto con cromatismi che pongono un accento sulle diverse intensità di frequenze, fissando momenti del mescolamento di estetiche fisiche; scansionandole in serie, per evidenziare dinamismi celati attraverso istantanee.
Nei differenti pannelli compositi si illustra così, con singoli tasselli/fotogrammi, l’evoluzione di fenomeni immaginati e certamente letti secondo logiche di dinamica “quantistica”.
Le sequenze associate tendono, quindi, a rappresentare i turbinii (vortici) che ci avvolgono; ovvero il materialismo composito che di regola costituisce la nostra dimensione e che appare con figure già consolidate e definite che appaiono apparentemente stabili.
Anche se nelle sue intensioni Michele Di Donato confida di aver voluto rappresentare, in qualche modo, equilibri dinamici tendenti ad focalizzare il precipitare della materia, in un immaginario unico buco nero (vortice assorbente), a mio parere, talune serie fotografiche esposte nei pannelli potrebbero anche fare immaginare il processo opposto, cioè la dinamica che crea nuove le stelle e le eventuali realtà planetarie correlate.
In ogni caso ritengo che l’operazione, di per sé, sia ampiamente riuscita già solo per l’estetica raffinata che coinvolge l’osservatore in un maelstrom seriale; realizzato attraverso una attenta postproduzione, selettiva d’immagini dei differenti ballerini presi in azione, che ben concettualizza le dinamiche nascoste sottostanti al “materialismo complesso” (e il mio amico Mario mi sottolinea come fondato sull’equivalenza funzionale tra materia ed energia) che avvolge l’intero universo.
In altre parole, a mio parere, la mostra di Di Donato, miscelando l’insieme dei nostri cinque sensi (con l’aggiunta della base musicale nello slide proiettato nella sala adiacente) suscita emozioni e ci viene a raccontare – anche in maniera esplicita - la realtà esistenziale.
Con una visuale diversa e originale, che va oltre la nostra naturale percezione e ogni verità apparente.

Buona luce a tutti!


© ESSEC

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