ARVIS Palermo: “Oltre il nitido” di Salvo Valenti



A mio parere, chi ha il coraggio di mettersi in discussione, intraprendendendo nuove strade - e magari discostandosi da collaudate proposte precedenti, che avevano pure fatto registrare giudizi positivi - merita sempre un plauso.
Salvo Valenti, con la sua prima personale “Oltre il nitido” all’ARVIS di Palermo, ha voluto avventurarsi in un ambito artistico per lui diverso, pienamente consapevole di sperimentare.
Alla luce del risultato della mostra, forte anche della collaborazione nell’editing dell’amico Michele Di Leonardo, può ben dirsi che è stato in tutto e per tutto un vero successo.
Per mio conto, devo riconoscere che nutrivo dei seri dubbi per quando ci ha voluto anticipare circa le intenzioni, perplessità che sono state clamorosamente smentite, quindi: chapeaux a Salvo.
Al di là delle particolari soluzioni di stampa diretta su fogli forex per 28 delle 34 immagini, la tematica fissa è risultata variegata in relazione alle soluzioni estetiche differenti; con fotografie disposte in blocchi omogenei, che andavano così a costituire dei capitoli separati.
Nell’arte, assumere come obiettivo principale la sperimentazione consente di godere di ebrezze non pianificate, spesso frutto di intuito inconscio, ma anche istintivamente scoperte durante un’attenta cura nella fase di post produzione.
A mio parere, le soluzioni prospettate nell’editing da Di Leonardo (sintesi tratta dalle circa centottanta fotografie prescelte da Valenti), hanno consentito di organizzare almeno quattro tipologie di proposte, tutte in qualche modo associabili o richiamanti - come stile – l’impressionismo pittorico francese di fine ottocento/inizi novecento.
Andando a ripercorrere con la memoria la mostra, nella prima stanza, un primo blocco, di sei immagini a colori e incorniciate, costituivano un mix d’immagini richiamante il glamour.
Poi, a latere, un blocco di sei foto paesaggistiche (sempre a colori), quindi due dittici (uno a colori, l’altro in B/N) con evidenti richiami alla street photography (con riconoscibili anche alcuni monumenti cittadini) e la sinossi scritta da Carlo Baiamonte.
Nella seconda stanza, erano esposti altri due dittici di street photography (entrambi in B/N), quindi due forex affiancati con quattro fotografie a colori ciascuno che presentavano forti connotati geometrici.
Infine, due delicatissimi trittici, pure questi a colori e anch’essi raffiguranti immagini paesaggistiche vicine allo stile pittorico delicato degli acquerelli.
Nella maggior parte delle fotografie esposte, per la tenuità dei colori, l’atmosfera e per le estetiche delle immagini proposte, oserei dire che aleggiava nelle due stante un vago fantasma inconfondibile: quello di Luigi Ghirri.
Alcune delle fotografie sembrano quasi essere delle sue opere, magari sapientemente shakerate da Valenti con la sua formula del “mosso”, per essere proiettate "Oltre il nitido".
In aggiunta o a completamento, a latere della mostra uno slide show, corrispondente all’intero serbatoio delle poco meno duecento immagini da cui erano state estratte le 34 fotografie che costituivano la mostra (tutte raggruppate nel collage di copertina) e che, per sommi capi, ho provato a raccontare.

Buona luce a tutti!


© ESSEC

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