PHOTOGRAPHIES – Viaggi ... di Gregorio Bertolini e Salvatore Clemente



In genere parlare di un’operazione culturale in cui si è direttamente coinvolti non è elegante, anche perchè quanto si è portati a dire rischia di non apparire neutro e di non risultare oggettivo.
Una mostra costituisce sempre un’occasione per proporre idee, con l’intento di sollecitare reazioni.
Seguendo tale logica, impressioni positive o negative hanno pertanto un’importanza relativa, anche nel caso possano risultare funzionali e strettamente legate a un proprio punto di vista: in tali circostanze l’obiettivo principale dei proponenti è sempre quello d’innescare discussioni utili al dialogo e al confronto.
Del resto ogni disputa artistica non ha l’obiettivo di affermare verità, che peraltro restano inaccessibili all’umano, ma quello di illustrare le tante possibili variabili e aiutare l’osservatore a intravvedere, palesandole o solo accennandole, le infinite scale di grigi o i miliardi di colori che, sfumando, delineano formule estetiche di personalissime rappresentazioni visive.
Ogni commento del visitatore, dal semplice mi piace al non mi piace affatto, associato alle tante altre osservazioni liberamente espresse nel dibattito proposto, costituiscono la raccolta di tanti modi di pensare, di tante culture, di sensazioni immaginate o provate, di esperienze sperimentate, di visioni e letture mutabili purchè prive di preconcetti.
Allo scopo di rendere in qualche modo comprensibile ciò che si vorrebbe far intendere, torna utile riportare la presentazione di Daniela Sidari scritta per le due mostre combinate, “Photographies”, sottotitolo “Viaggi ....”, annotando, in successione, le impressioni incrociate formulate dai due fotografi (ciascuno soffermandosi sulla mostra dell’altro).
Seguiranno delle altre sintetiche considerazioni che a vario modo verranno raccolte.
Altri ulteriori commenti potrebbero alimentare un seguito in coda a questo post, per eventualmente ampliare discorsi utili a chiarire, completare o esplicitare i tanti aspetti delle due difformi tipologie di viaggio narrate per immagini dai due autori (con un racconto storico-documentaristico per l’uno, introspettivo e intimistico per l’altro).

Buona luce a tutti!


© ESSEC

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PHOTOGRAPHIES – Viaggi ...
di Gregorio Bertolini e Salvatore Clemente

We shall not cease from exploration And the end of all our exploring
Will be to arrive where we started And know the place for the first time.

Noi non cesseremo l’esplorazione
E la fine di tutte le nostre ricerche
Sarà di giungere là dove siamo partiti E conoscere il luogo per la prima volta.

(Thomas Stearns Eliot, Quattro quartetti, 1943)

Photographies prevede l'esposizione delle immagini in due sale dedicate ai due differenti percorsi degli autori ma è anche qui che si incrociano i due linguaggi contaminandosi a vicenda in un'esplorazione fisico/intellettuale lasciando emergere complessità di visioni, simboli e filosofie.
I due fotografi ci introducono a due percorsi apparentemente distanti fra loro, due viaggi paralleli di conoscenza profonda di “territori sconosciuti” e dagli aspetti ugualmente caleidoscopici.
Per Salvatore Clemente, il viaggio è in luoghi reali e materiali; il racconto riunisce foto di due viaggi effettuati in Cina, nel 1991 partendo da Pechino alla scoperta della Cina più tradizionale e nel 1995 da Pechino, in Asia centrale fino al Pamir/Karakorum seguendo il percorso carovaniero della Via della Seta. L'essere stato lì dell'autore, testimone di eventi e contesti sociali, lo ha portato a gestire il reportage sulla Cina attraverso un indissolubile legame visivo fra luoghi e persone; ad essere indagato è l'uomo. L'autore raggruppa le immagini per simiglianza di eventi o azioni, non la foto singola ma raggruppamenti di racconti: la vendita, la preghiera, i diversi lavori, gli spostamenti per terra e per acqua ma anche il semplice ritratto alle persone. Le immagini attraverso il colore descrivono ma sono come “cartoline” disposte l'una accanto all'altra che compongono varietà grafiche di ambiti e situazioni, percorsi di creatività personale che permettono all'osservatore una totale immersione nel tema ma lasciano ben visibile l'impronta dell'autore, traccia di una probabile e personale geografia di luoghi, vite e persone.
Per Gregorio Bertolini invece il viaggio è in luoghi interiori ed immateriali; un percorso intimo, oltre che estetico/visivo, che lo ha portato a cercare nel reale modi e segni che potessero in metafora ben rappresentare i moti interiori del suo animo. A differenza dell'altro, questo è un lavoro in bianco e nero costruito secondo mescolanza di opportuni linguaggi e scelte poetiche: il mosso, lo sfocato, la piega, il frammento, l'ombra, le barriere di buona parte delle immagini lasciano trasparire travaglio ed irrequietezza interiore. Non è mai indolore esplorare il proprio inconscio e l'autore scava con coraggio nei chiaro-scuri dell'io interrogandosi sui grandi temi esistenziali alla principale ricerca di sé stesso.
Per entrambi gli autori, un grande pannello riassuntivo del proprio viaggio irrompe garbatamente nella mostra dell'altro, il colore nel bianco e nero ed il bianco e nero nel colore; sullo sfondo di una moltitudine di immagini, campeggiano più grandi, in un pannello, il volto di Mao Tse-tung a simboleggiare lo spirito della Cina magnifica e positiva di quel periodo e, nell'altro, un tunnel buio con in fondo una luce anch'esso simbolo positivo di una personale speranza. La fotografia è stata il giusto mezzo per raccontare le proprie emozioni e con buona probabilità in ogni luogo ed in ogni momento i due autori/viaggiatori hanno sempre, nello scatto, cercato se stessi. Il viaggio è divenuto metafora e ha permesso di raccontare la propria storia e nel profonderla, di liberarsi raggiungendo quel luogo-realtà che per ognuno è propria consapevolezza.
Partire è stato alla fine scoprire di essere giunti là da dove si era partiti e qui riconoscere se stessi come fosse la prima volta, ancora ed ancora.

Daniela Sidari (Docente FIAF)

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Questa mostra fotografica non è un'esposizione di immagini dove l'aspetto estetico ha un valore predominante, quasi fine a sé stessa; qua l'autore vuole esprimere il senso stesso del suo viaggio; la curiosità che lo ha portato tra quelle genti per cercarne lo spirito. E in realtà con la sua sete di conoscenza di una realtà completamente diversa dalla sua, riesce a darci un'idea di quello spirito, proponendoci un caleidoscopio di immagini sapientemente disposte secondo uno schema armonico, oserei dire, vicino ad una partitura musicale, dove il ritmo, lento, è guidato da immagini principali grandi, significative, frapposte, sostenute ed incalzate ad un ritmo più rapido da immagini chiarificatrici. Il tutto si conclude in un grande pannello con una sintesi esemplare di un popolo attivo guidato dal suo leader.

(Scritto da Gregorio Bertolini su “China – 1991-1995”)

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Mi sono sempre chiesto quali possano essere le esperienze che un feto possa acquisire nel lungo percorso della gestazione. Osservando le immagini proposte da Gregorio si alimentano possibili forme di risposta. La sua fotografia introspettiva costituisce una serie sedimentata di esperienze, sogni, interpretazioni che lasciano l’osservatore anche libero di costruirsi un proprio racconto. Il tutto suffragato da bagagli culturali, vissuti, illusioni, visioni. I suoi sono accenni, risvegli. Interpretazioni della sua mente, filtrate dall’occhio fotografico. Composizioni, gradazioni e sfocature sono vocali e consonanti dei dettagli grammaticali della sua sintassi personale, ma sempre adattabile da ciascun osservatore secondo delle proprie letture.

(Scritto da Toti Clemente su “Viaggio intimo")

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Di seguito il trailer di una parte della mostra "Photographies - Viaggi ... "("China - 1991-1995"), inaugurata il 9 giugno u.s.e programmata fino al 23 giugno 2023: https://youtu.be/TvSZGpLtEPE

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