Silvano Bicocchi - e non solo lui fortunatamente - docet!



Ieri sera ho seguito in streaming ancora una volta Silvano Bicocchi che, invitato dal Circolo fotografico “Il Grandangolo” di Parma per illustrare i fondamentali di ciò che è un portfolio fotografico, ha esposto in maniera esaustiva e apparentemente semplice ciò che in verità semplice non è affatto.
Come mi capita sempre nell’ascoltare altri appassionati capaci di affabulazione didattica (e qui i nomi da citare sarebbero fortunatamente molti: Pippo, Giancarlo, Daniela, Isa, Eletta, Enzo e tanti altri), assistere alla lezione è risultato gradevole, anche perché chi è pienamente padrone della materia - e capace di saper trasmettere cultura - agisce come faceva Paganini, con argomenti differenti, senza ripetersi mai.
Certo i fondamentali sono comunque gli stessi ma le esposizioni hanno sempre delle varianti di partitura e di nuove note e chiavi sonore, tanto da rendere viva l’attenzione in ogni occasione.
Questa premessa vuole anche introdurre alla così detta “capacità creativa” di chi si propone a manifestarsi in una qualsivoglia espressione artistica e la fotografia può anche annoverarsi fra le forme d’arte accessibili.
Per essere attore in qualunque disciplina - e in special modo in campo artistico - occorre avere un’idea da proporre, il desiderio di voler comunicare con una espressione interpretativa che sia conforme alla propria indole (pittura, scultura, installazioni e fotografia anche).
Di certo una certa dose di edonismo ci dovrà essere e pure un pizzico di egocentrismo (però, come si dice quando si dosa il sale nelle pietanze, per quanto basta).
Una pratica prioritaria per ogni artista – o presunto tale - dovrebbe essere quella di saper ascoltare (per poi interpretare) e osservare il più possibile le produzioni altrui; questo sia per trarne nuovi spunti, nel caso da sviluppare personalizzando, che per affinare il proprio linguaggio espressivo, oltre che per cercare di leggere e capire quanto l’altrui opera ha voluto intendere con ciò che propone. E qui non ha alcuna importanza, eventualmente, l’espressione artistica in cui ci si imbatte. Del resto è anche ampiamente risaputo che ciascuno riesce a immaginare, creare, vedere e leggere quello che oggettivamente gli consente il bagaglio culturale e gli strumenti di cui è dotato.
Tornando alla capacità didattica, mi vengono in mente alcuni esempi di esperienze avute assistendo a spettacoli teatrali, dove in relazione alla capacità interpretativa degli attori e dei registi in primis, opere conosciute potevano anche assumere vesti completamente diverse e talvolta più coinvolgenti.
Emblematica l’esperienza di aver visto al teatro Nazionale di Roma i “Sei personaggi in cerca d’autore” dal vivo, recitata in chiave moderna tra gli altri da uno splendido Enrico Maria Salerno che veniva a rendere originalissima, attuale e quasi rivoluzionaria (per ambientazione e costumi moderni) una versione classica tante altre volte riproposta (anche in TV) da Romolo Valli.
Un testo teatrale che, peraltro, ognuno può indubbiamente leggere, a forma di romanzo, in modo autonomo, immaginando da sé le scene e sviluppando a proprio modo di pensare il dramma narrato dal grande Luigi Pirandello.
Tutto questo per dire che anche se nel caso specifico dell’evento del Circolo parmense, pur venendo a trattare del portfolio fotografico con una didattica di fondo sempre uguale, l’interpretazione dialettica di chi si poneva oggi ad esporre costituiva un punto qualificante per riuscire rendere comprensibili i concetti di fondo.
Un altro punto, a mio modo di vedere essenziale, è anche quello che, anche se non tutti possono imporsi o essere riconosciuti come artisti o attori, certamente tutti possono godere delle opere altrui.
Gli spettacoli di ogni genere, gli eventi e i luoghi di cultura offrono oggi - e fortunatamente per noi occidentali - una miriade di opportunità per arricchirsi e assorbire i tanti input culturali che ci vengono – anche in maniera subliminale – trasmessi da interpreti, sceneggiatori e registi sempre diversi.
Certo non tutte le ciambelle possono risultare fragranti o gustose, poiché ogni preparazione dipende dagli ingredienti e il gradimento è collegato anche ai gusti e alle preferenze di ciascuno.
Per chiudere un po’ il cerchio di questa argomentazione assai più complessa che si viene a proporre, forse in modo eccessivamente semplicistica, si potrà comunque dire che, in un mondo affollato da milioni di telefonini e dove tutti i genitori vedono tanti piccoli Cartier-Bresson nei pargoli stressati da molti click, poi ci sarà una selezione naturale (con tanti morti e feriti).
Coloro che non avranno opportunità o modo di esprimere il proprio pensiero e una parte preponderante di quelli che si erano anche proposti come artisti, avranno altre infinite occasioni per apprezzare - come osservatori – le fantasie e il genio creativo degli altri.
In qualche modo l’appagamento potrebbe risultare sostanzialmente uguale e pieno se a base ci sarà la passione (nel caso specifico per la fotografia); mettendo da parte, ovviamente e necessariamente, quel narcisismo (e il noiosissimo mantra auto ripetuto dello “Io,Io,Io”) che infaustamente si nasconde nelle menti di ognuno di noi e che, alimentando un alone di perenne tristezza, si propone e concentra talvolta a ricercare solo possibili difetti in tutto quello che è realizzato dagli “altri”.
Silvano Bicocchi - e non solo lui fortunatamente - docet!

Buona luce a tutti!

© ESSEC

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