E ...... vaiiiiiii!

Qualche tempo fa ebbi a scrivere in merito a taluni fotoamatori che, una volta raggiunto un livello di successo per loro soddisfacente, da quel momento s’impigriscono ripetendo produzioni simili, seguendo cliché statici e sostanzialmente quasi uguali. 
Oggi, dialogando con un noto fotografo è venuto fuori questo problema che di frequente latita. 
La questione s’incentrava sulla domanda posta in riferimento a chi oggi potesse suscitare interesse nel panorama fotografico locale.
La risposta categorica enfatizzava la piattezza di una moltitudine di ex belle promesse che, lungi dall’esporsi a novità e sperimentazioni, continuano a proporre solite solfe; al punto tale che, confrontando tante produzioni di un arco ventennale e oltre, le rispettive fotografie prodotte sembrano essere state scattate quasi in un unico momento.
Eppure l’arte si baserebbe sulla continua ricerca creativa e la fotografia, che si annovera fra le forme sperimentali più disponibili, non ha nulla a che vedere con l’idea di non rinnovarsi nel trovare nuovi spunti e modi diversi d’interpretare l’immagine.
Per taluni il successo conseguito induce spesso a congelare come in un ghiacciolo l’attimo fuggente, con un fotogramma stampone unico da ripetere all’infinito, magari con piccole varianti, come si avesse a che fare musicalmente con un motivetto unico gradevole che, una volta riscosso un successo, fosse unicamente da ripetere in loop.
Anche se la solita minestra è molto apprezzata da molti, pure i bravi cuochi amano inventarsi portate nuove, innovandosi e, nel caso, anche ricorrendo all’utilizzo diversamente combinato delle stesse materie prime, seguendo anche le nuove opportunità offerte.
Il timore di rischiare e mettere in dubbio uno standard ormai omologato non può costituire un traguardo fino a indurre inaccettabili prudenze e soffocanti afasie.
In tutto questo i tanti concorsi fotografici e l’ossessione per accaparrarsi stelle e stellette non aiuta di certo.
In conclusione, per chi vanta allori senza proporre rinnovi, sarebbe un po’ come andare a concentrarsi nel tarare “in manuale” il proprio cervello creativo su rigidi canoni. Con una impostazione iperfocale o impostando il tempo di un centoventicinquesimo in caso di pieno sole, con diaframma 16 e ISO 100, con la sola attenzione di riparametrare all’occorrenza i valori tempo diaframma in caso di nuvolo o altre varianti e, eventualmente, l’ulteriore aggiunta di una quinta (naturale, architettonica o altro) per assicurarsi una profondità, anch’essa standard, che in genere induce l’osservatore a concentrare verso un unico punto la maggiore attenzione (sezione aurea).
In fondo per chi è portato ad adagiarsi sugli allori ripetendo sempre una omologazione standardizzata di se stesso (senza avere neanche l’estro innovativo di Andy Warhol) è, come si usa dire, un modo per avvalorare il tipico detto “fatti a nomina e va curcati”.
E …….. vaiiiiiii!

Buona luce a tutti!

© ESSEC

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