Gragnolate stagionali

Se si è arrivati ad avere oggi un certo numero di anni, vuol dire che la vita è stata generosa. Se poi ci si ritrova senza grandi acciacchi e con una mente ancora lucida, vuol dire che il bicchiere è ancora pieno quasi per tre quarti. Potrebbe andare anche peggio ed è pertanto elemento di saggezza quello di sapersi sempre accontentare.
Atteso che la prospettiva sicura dopo una nascita è quella di approdare a morte certa, fondamentale è non pensarci troppo ed adattarsi a vivere al meglio ogni occasione.
Punto filosofale essenziale per percorrere meglio il cammino esistenziale risulta il famoso detto: “attacca u sceccu u ‘nni vuoli u patruni” (attacca l’asino dove vuole il padrone). Una saggezza proverbiale che aiuta a ridimensionare gli immancabili momenti che obbligano a addivenire a compromessi.
Altro aspetto essenziale per renderci la vita più tranquilla è quella di concentrare l’attenzione sulla realtà concreta e guardare avanti utilizzando i mezzi e le opportunità nel momento percorribili. Retro pensieri o strabismi laterali non aiutano mai e le invidie di certo non facilitano a raggiungere obiettivi, né tantomeno a godere a pieno i ritorni derivanti dai traguardi conseguiti. L’essere ossessionati sempre da nuovi desideri persegue solo quell’idea malsana che vede l’erba del vicino sempre più verde, che genera scontenti e costituisce un vizio inutile di perenne frustrazione.
Le stagioni, che si alternano nel ciclo di vita, propongono sì giornate grigie, piogge e temporali, ma anche cieli limpidi e assolati. Il famoso detto che suggerisce di modellarsi alle circostanze sarà la migliore pozione magica per superare ostacoli e aiutarsi a vivere meglio le opportunità positive che, per ognuno e con modalità e tempi imprevedibili, si andranno con certezza periodicamente a prospettare.
Tornando alla longevità esistenziale, per tutti arriva un tempo in cui gragnolate di notizie tristi pioveranno addosso e, in alcuni periodi, con sempre maggiore frequenza. Sono le dipartite di tanti compagni (amici, nemici o solo indifferenti conoscenti, poco importa), che se ne vanno in mesti silenzi, portando con sé parentesi di tempi condivisi.
La vecchiaia è un potente faro che si accende ad illuminare pensieri e sensazioni compatibili; ma non necessariamente sempre oscuri o grigi, nonostante che le tante dipartite inducono progressivamente a farci sentire sempre più soli.
La morte fisica è certamente un evento immediato, il può significativo degli “attimi fuggenti”, uno stato di fatto incontrovertibile. Nel ricordo degli altri però il decorso è sempre più lento e induce a far rivivere nella mente esperienze di tanti trascorsi.
Nel tempo del 2/3 o 4 punto zero, Google, Facebook e altri social aiutano nei ricordi anche se, mantenendo indistinte l'attività ormai statica dei morti con quella ancora dinamica dei vivi, tendono a mescolare e confondere storie passate con il presente.
Per morire, in ogni caso, occorrere essere nati; e, come risaputo, le combinazioni casuali di ogni venuta al mondo necessitano di una moltitudine di fattori e coincidenze, utili a favorire il caso e ogni qualsiasi elemento insito alla procreazione.
Cesare Pavese, scrittore e poeta, fotografò un epitaffio profetico che fissò un monito perenne, affinchè ogni vivente fosse sempre cosciente del fatto che … "verrà la morte e avrà i tuoi occhi".

Buona luce a tutti!

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