Prendendo spunto da una nuvola di “Antonello Ferrara” fotografo.

Il Pippo cui ho fatto riferimento nel mio pezzo in cui ho raccontato l’evento organizzato dall’Associazione Le Gru di Valverde, era presente fisicamente in associazione. Anzi, alla fine di ciascuna performance di Antonello Ferrara, l’Avv. Pappalardo ha offerto alla platea delle chiavi di lettura che hanno evidenziato le peculiarità dei lavori proposti.
Come spesso ci capita, le opere presentate sono state successivamente oggetto di uno scambio diretto di idee che mi hanno consentito di focalizzare il personaggio, grazie a informazioni sulle caratteristiche e il percorso fotografico dell’autore.
Nell’occasione ho sollecitato l’amico Pippo a esprimere con un contributo il suo punto di vista sul lavoro incentrato nella nuvola priolese che tanto ci aveva intrigato e lui, generosamente, mi ha accontentato.
Riporto di seguito lo scritto pervenuto, che mi piace condividere, in modo particolare con coloro che erano stati fisicamente presenti in associazione o che, come me, avevano partecipato in streaming. Uno scritto utile a comprendere meglio quanto può sottendere ad un progetto fotografico e a una creazione artistica, più in generale.

Buona luce a tutti!

© ESSEC

“La ricerca fotografica, e con essa la passione, marcia in più direzioni ma nonostante la molteplicità delle direzioni e dei diversi sensi ricercati, alcune costanti ci inducono a riflettere che l’esperienza del momento fotografico vive di presupposti non solo forti e presenti ma addirittura necessari. Ogni qualvolta poggiamo il nostro occhio sul visore del nostro strumento, infatti, riflettiamo sulle modalità e sulle circostanze migliori per abbordare l’incontro con la “tematica” che abbiamo privilegiato.
“Avere una tematica è come dare al proprio fotografare una meta fotografica” (S.Bicocchi)
Per coltivare la capacità di ricerca delle giuste tematiche -che sommessamente vivono dentro le nostre aspirazioni- occorre acquisire la capacità di coltivarle, ovvero la capacità di strutturare il nostro fotografare guardando non solo agli aspetti tecnici del dispositivo adoperato ma soprattutto agli elementi che ci impongono di modificare un generica tematica spontanea in una capacità tematica individuata e chiarita.
Poi, saranno le singole fotografie a chiarirci se quel primordiale schizzo di ingenua tematica primitiva è divenuto, poi, un “tema fotografico”.
Antonello Ferrara aveva davanti ai suoi occhi, giorno dopo giorno, una nuvola, sempre la stessa. E di per sé, questo evento è alquanto insolito e ci pone delle domande. Anche il fotografo se le è poste ed è venuta fuori una storia dai connotati e dai contorni assai importanti e intriganti, assolutamente esprimibili solo con lo strumento fotografico.
Aveva nella mente l’infinito” di Ghirri e gli “Equivalents” di Steglitz (ed io, aggiungo, un certo Minor White)? Alla fine, si trattava di precedenti con i quali confrontarsi, che non condizionavano, anzi spronavano verso la formulazione di una sequenza che non perdesse assolutamente il rigore narrativo e, risolutamente, facesse uscire, anche con la collaborazione degli abitanti del territorio, l’impegno a trasformare quell’apparente cometa in un segnale concreto di allarme.
L’aspetto più interessante del lavoro di Ferrara è stato, pertanto, l’individuazione di una chiara tematica che muovendo dalla spontanea emozione ha trasformato in concreta impressione il suo sentire umano; questo è divenuto necessaria espressione e quindi rappresentazione da condividere e partecipare. Una classica sequenza estetica che testimonia delle capacità del nostro amico e del suo sano impegno civile.
Per tornare all’amico Bicocchi; la documentazione raccolta durante la ripresa (interi mesi di lavoro) ha innestato un processo di approfondimento per cui il “tema” privilegiato si è spiegato da sé (il grido di Baudrillard:” è l’oggetto che vi pensa”) e, da tema con connotati generali ed universali è divenuto un tema personale da condividere con gli altri, L’autore ci ha dato infatti non una interpretazione di quanto visto e fotografato ma la sua interpretazione.”

© PiP

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