“Perduti luoghi ritrovati – Poggioreale Antica” di Roberta Giuffrida

La testimonianza fisica di una memoria costituisce un elemento che aiuta a elaborare sensazioni e sentimenti in coloro che si accingono a voler rivivere indirettamente una storia, appresa attraverso le letture di testi e di racconti visivi disponibili.
Rivisitare i luoghi che testimoniano importanti eventi consente, anche, di poter disporre direttamente di un insieme di dettagli e tasselli indispensabili per comprendere meglio; anche per innescare - personalizzandole - le specifiche visioni fantasiose, nel far rinascere un contesto ormai stabilizzato, sterilizzato e neutro, pressoché indecifrabile per l’osservatore comune, perché avvolto dall’oblio del tempo.
Seguendo questa chiave di lettura, Roberta Giuffrida fotografa con i suoi scatti è quindi riuscita a cogliere, fra i ruderi della vecchia Poggioreale, ciò che il suo sguardo ha saputo ben focalizzare, per svolgere con un insieme di fotogrammi un suo film e trasmettere le emozioni suscitate dall’analisi della moltitudine di elementi che il contesto confusamente offriva.
Così come certi personaggi da lei incontrati, che a me piace immaginare come degli opulenti italoamericani di terza o quarta generazione, forse curiosi di venire a conoscere e visitare le terre dei propri avi, andavano ad animare alcuni scatti, creando storie verosimili, ancor più le presenze diventano più vive nelle foto che evidenziano e enfatizzano l’assenza.
Le due formule creative adottate da un lato simulano l’evidenza e dall’altro un potenziale indefinito completabile a proprio gusto, secondo il nostro intimo immaginario, creando così un unicum di due naturali facce di una stessa medaglia, una definita e un’altra libera, affidata all’osservatore delle foto e rifinibile a proprio piacimento.
In tutto questo, certi scorci manifestano l’esistenza di fantasmi latenti e il palese stato di abbandono appare quasi - e specie in questo tempo natalizio - come una delle fasi intermedie fra quelle che intercorrono nei due momenti della preparazione o dello smontaggio di un presepe.
Lo stesso potrebbe in qualche nodo anche dirsi se dovessimo procedere in eventuali altre visite similari, nel recarci in siti come Pompei o Ercolano ovvero per i campi di concentramento di Auschwitz, Birkenau o quant’altro ancora induca a evocare eventi della storia.
Nell'operazione la scelta del bianco e nero appare idonea e azzeccata per non distrarre dalla narrazione e ben si riallaccia al finale pirandelliano felicemente richiamato nella eccellente prefazione al libro dall’amico Pippo Pappalardo: “Occorre guardare le cose anche con gli occhi di quelli che non le vedono più. Ne avremo un rammarico, certamente, ma sarà questo a rendercele più sacre e più belle”.
Un’operazione ben riuscita con la quale, a giusto merito, Roberta ha ottenuto il riconoscimento che le ha consentito di ricevere come premio da ZeroBook, nel febbraio 2021, la pubblicazione del volume “Perduti luoghi ritrovati – Poggioreale Antica”.

Buona luce a tutti!

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