Dei così detti "neuroni-specchio"

A commento di quanto proposto da Economia & Finanza Verde, con due eccellenti testimonianze sul significato e il processo creativo di un’opera d’arte, avevo scritto:
“Questi due preziosi filmati testimoniano i tratti di un artista a tutto tondo, che molto ancora avrebbe potuto dire.
L’artista ci dice che contemplare l’arte non è utilizzare solo gli occhi, ma tutti quanti i sensi ….. per indirizzare al cervello gli elementi d’insieme, tutto ciò che è possibile cogliere. Quanto viene captato è necessario per una lettura personalizzata che, in ogni caso, sarà sempre differente per ciascun osservatore.
I video proposti sono un esempio concreto di quanto sopra detto.
Il compianto Alinari, che non mancava certo di fantasia e creatività, ci affascina ancor oggi proponendo racconti impregnati di onirico ed evanescenze.
E, come in un dormiveglia o, se si vuole, dal lettino in cui si manifestano le doppie vesti dei soggetti attori in una seduta psicanalitica, Alinari riesce a materializzare abilmente elementi concettuali sfuggenti.
Quasi un esempio di training autogeno in cui, osservando, riesce a analizzare e riflettere sostanzialmente sé stesso.”
Come spesso accade, specie nella scrittura, da cosa nasce cosa.
Stamani, a tambur battente, una puntuale email dall’amico Pippo, nel concordare il commento, allarga l’argomento e viene a scrivere delle considerazioni che impreziosiscono e arricchiscono ulteriormente il quadro.
Mi piace qui condividere, con i tanti appassionati di fotografia e molti altri che amano l'arte in genere, il contenuto del suo messaggio, certo fin da ora di esserne autorizzato, rimandando, in ogni caso, alla consultazione dell’articolo che in origine ha suscitato i nostri rispettivi commenti.
“Ci siamo già intrattenuti su Luca Alinari e sulla sua opera.
Concordo che ‘l'utilizzazione dell'arte’ (meglio, dell'utilizzazione del mezzo artistico) attraversa sia in fase di impressione, espressione, rappresentazione, partecipazione le potenziali risorse dei nostri sensi, sia come conferma della bontà di quanto realizzato, sia come percezione consapevole del suo significato.
Tante volte, in tal senso, dal mio continuo parlare, è venuta fuori un'estetica costruita sotto il condizionamento dei così detti "neuroni-specchio".
Credo che non dobbiamo minimamente preoccuparci in tal senso. La loro esistenza anzi mi conforta: le nostre fantastiche elucubrazioni critiche provengono da precise empatie, materialissime, nelle quali tutti i sensi partecipano con le loro risorse ermeneutiche.
Già l'avevano capito i musicisti nel secolo scorso e ancor più l'avevano sperimentato gli artisti popolari che utilizzavano la loro arte anche in senso terapeutico, liturgico e politico.
Riconducendo la riflessione alla nostra passione ricordiamo che si fotografa bene solo ciò che si ritiene di conoscere (come se stessi). E i nostri sensi fanno parte di questo magnifico lavorio guidato dal nostro corpo-mente. (F.to Pippo Pappalardo)”

Buona luce a tutti!

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