Luisa Vazquez e, in una sera, il riassunto di sei anni a Palermo.



Nel mutevole scenario palermitano comparve un giorno, da turista occasionale, Luisa Vazquez. S’innamorò subito di questa complicata città cosmopolita; Gioacchino fu in verità l’occasione che generò i presupposti della conoscenza, a seguito di uno scambio incrociato di abitazioni fra Palermo e Madrid. Poi il fascino della composita Palermo fece il resto.
La conoscenza con Luisa avvenne tramite l’Imago della sig.ra La Bua. Quando Vincenzo, nel corso di una riunione dei soci, propose una visita a una mostra di Street photography, che aveva avuto modo di vedere e composta da belle foto ambientate nelle vie di Madrid. Una gran bella mostra d’immagini tutte in bianco e nero, intitolata “La Calle”, che per Palermo costituiva allora quasi una novità di genere fotografico. Nell’occasione si fece conoscenza con l’autrice fotografa e in breve si innescò una frequentazione periodica presso l’Imago.
Luisa non perdeva mai un appuntamento delle nostre serate settimanali, anche perché – e lo scoprimmo quasi subito – era particolarmente attratta dalla pasticceria palermitana. A pochi metri dalla sede dell’Imago – in borgata San Lorenzo/Cardillo – nella produzione dolciaria il bar Gardenia eccelleva e in particolare per la “Sfingia di San Giuseppe”, prelibatezza di pastella fritta nella sugna, ripiene e ricoperte di delicatissima ricotta, mista a pezzetti di cioccolata e frutta candita, il tutto barrato con una scorza d’arancia come per i cannoli: una goduria assoluta che per Luisa era meglio di qualunque droga.
Come carattere, all’affabile Luisa si accompagnava un’indole testarda e intransigente, come usiamo dire dalle nostre parti quando parliamo dei calabresi.
La sua apparente irremovibilità però lei l’ha sempre gestita con intelligenza e spesso, rimuginando su sue decisioni istintive, ritornava, per addivenire a un giusto compromesso, rivedendo talvolta, seppur parzialmente, le sue posizioni.
Acuta nelle osservazioni, ha sempre palesato apertamente eventuali punti di vista differenti e spesso difformi dal comune sentire, raramente condizionati da pregiudizi.
La sua cultura e le sue esperienze lavorative mantenevano viva la sua curiosità, costituendo stimoli e molla per rinnovarsi nel preparare progetti sempre nuovi.
I giudizi su chi gli stava attorno erano però sempre azzeccati e bastavano pochi incontri e qualche frequentazione per acquisire una scheda che avrebbe fatto invidia a uno psicologo. Pur rimanendo sempre riservata nei suoi giudizi, se in confidenza esprimeva un’opinione su qualcuno, questa era una fotografia perfetta, nei chiaro scuri e pure nei dettagli.
Luisa conserverà certamente nei suoi ricordi l’automobile con la quale l’amico Greg, ebbe ad accompagnarla più volte all’aeroporto, nelle periodiche partenze per Madrid.
Ogni volta, armeggiando su sedili e ribaltando sponde - per posizionare meglio gli attrezzi del mestiere che alloggiavano stabilmente nel suo mezzo - Greg riusciva sempre a creare gli spazi che necessitavano al trasbordo.
Un’esperienza particolare di Luisa a Palermo era il suo reportage realizzato sullo “Scaro” e che ebbe a raccontarci.
Per una serie di mattine, alzansosi all’alba, ebbe a introdursi con la sua macchina fotografica all’interno del mercato ortofrutticolo, per raccogliere istantanee dei vari momenti del mercato e degli ambienti interni a quel bazar. Uno spaccato in cui nessun altro fotografo, neanche palermitano, si era mai avventurato così apertamente. I lavori prodotti sono conservati, anche se ne ha già fatto una selezione che ci ha proposto una sera. Chissà, forse costituiranno elementi di un progetto per una sua prossima mostra fotografica su Palermo in quel di Valcencia.
Luisa è quella che decide su due piedi di partire per visitare un posto.
Prendendo il bus o il treno, secondo il luogo, per andare magari a Sciacca, a Napoli, Marsala, a Vulcano o chissà dove ancora.
Le è sempre bastato poco per attaccare bottone e con chiunque incontrava istituiva subito confidenze che le sarebbero tornate utili per rendere gradevole il soggiorno nei luoghi.
Del resto la sua facilità a socializzare era collaudata. A Piazza Marina era nota a tutti, alla Vucciria era pressochè di casa, come pure a Ballarò, alla Kalsa e nei vari quartieri storici di Palermo.
Da Ignazio si riforniva per la frutta e verdura, la Taverna Azzurra era una sua meta fissa per la classica “biretta”. Poi, girando per la città, conosceva tanti artigiani, negozi e negozietti per le tante necessità specifiche che aveva da risolvere.
In ogni caso, si muoveva nei luoghi come una di quelle macchine attrezzate di Google che mappano il territorio.
Conosceva ogni peculiarità palermitana, la cioccolateria più buona, il droghiere con i prodotti biologici più raffinati, il macellaio con la carne e le salsicce più saporite, il pescivendolo più attendibile e di fiducia.
Qualche giorno fà Luisa ha insistito con noi affinchè andassimo a mangiare una pizza assieme. Saremmo dovuti essere in cinque, ma la quinta del gruppo era impegnata con gli esami per il giorno dopo e disertò l’incontro. Restammo i soliti quattro, lei, io, Salvo e Greg.
Non ci eravamo ancora rivisti dal suo ultimo rientro da Madrid.
Dopo i convenevoli del ragazzi come va, del cosa avete fatto in questo tempo, Luisa esordì dicendo che quella sera lei avrebbe parlato del futuro.
Nessuno fece caso e il discorso deviò su altro; ognuno ebbe a raccontare qualcosa di nuovo, si sfiorarono temi politici, si parlò ovviamente anche di fotografia.
Poi si creò una breve pausa e io ritornai su Luisa chiedendole cosa intendeva dire col fatto che avrebbe voluto parlare del futuro. La risposta che ne avemmo spiazzò tutti quanti.
Venne a dire: “Ragazzi questa città non m’intriga più, qui a Palermo non trovo più le motivazioni di una volta; ho quindi deciso di ritornarmene in Spagna”.
Restammo per un attimo tutti ammutoliti, i suoi occhi brillavano mentre pronunciava quelle parole. La serata trascorse comunque in modo piacevole, parlammo anche del futuro di Luisa, dei suoi nuovi progetti, della mostra che aveva già in mente e che avrebbe realizzato a Valencia.
Non si delineavano però i termini per un abbandono, ma di un prossimo distacco fisico per la sua destinazione diversa. In quel momento restavamo tutti convinti che avremmo comunque mantenuto i legami che si erano naturalmente creati, consolidati da un’intesa improntata alla assoluta esternazione libera d’opinioni che infine ci accomunavano, anche ricomponendo contrapposizioni costruttive, che erano poi dei semplici confronti di modi di pensare diversi.

Buona luce a tutti!

© ESSEC

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