Una serata in streaming con Enzo Cei Fotografo

Affermare in pubblico, durante un incontro in streaming, quanto i colpi di fortuna hanno accompagnato alcune delle foto che si mostrano non è cosa abituale; ancora di più rappresenta un atto di sincerità voler rendere partecipe chi ascolta di quanto, in fotografia, possa spesso incidere il caso.
Enzo Cei, fotografo toscano affermato e sostanzialmente autodidatta, nel mostrare le sue foto, ha accennato più di una volta all'accadimento fortunato, con ciò, senza mai enfatizzare quello che è il suo naturale intuito, le ampie conoscenze e ogni frequentazione tecnica di cui è pienamente padrone per sapere catturare l’attimo, proprio l’istante magico immortalato nelle sue foto, quello irripetibile ricordato costantemente da Cartier-Bresson.
Ha raccontato delle sue origini contadine e della sua famiglia che ha dedicato l'esistenza a coltivare la terra di un padrone e della propria croce. Infatti, il suo fratello primogenito, ha vissuto 27 anni con una grave forma invalidante. Di certo è questa una delle chiavi di lettura di suoi lavori, specie quelli realizzati in età matura e più impegnati.
Rispondendo a un’esplicita domanda, ha raccontato pure di come a un certo punto ebbe a maturare il bisogno di andare oltre il suo abituale modo di fare fotografia. Della voglia insorta di vivere e raccontare specificità e peculiarità umane che si associavano a una necessità sentita di penetrarsi in realtà notoriamente poco note del vivere umano, che in molti rifuggiamo o evitiamo d'incontrare.
Il suo desiderio era anche quello di ricercare sofferenze per sentirne i battiti e poi elaborare il tutto e venirne a raccontare agli altri, con la sensibilità e la ricchezza dei dettagli propri, arricchiti da testi idonei non banali.
In forza di ciò, la crudezza di certi suoi lavori, associati a una didascalia descrittiva appropriata di chi aveva ricercato quei momenti, vissuto le esperienze contestualizzando luoghi e fatti, in certi suoi prodotti veniva a smussare e alleviava l’impatto dell’osservatore/lettore, che altrimenti rischiava di rimanere interdetto, davanti anche ad immagini forti.
Stante che i suoi primi successi si rifacevano ai cavatori delle cave di marmo delle Alpi Apuane del carrarese, all’inizio Cei ha proposto fotografie spettacolari e inusuali, che raccontavano principalmente il lavoro dei tanti personaggi coinvolti.
Attori lavoratori che nel racconto, lui veniva a descrivere con i nomignoli attribuiti dalla gente del luogo, rendendo i personaggi delle foto quasi dei familiari.
Com’egli stesso ebbe poi a dire, non ci fu un vero e proprio momento databile che possa individuare il suo passaggio alla fotografia impegnata, che via via si è rivolta ad argomenti sempre più complessi.
Semplicemente venne a riferire, come a un certo punto cominciò a trovare poco significante e certamente insoddisfacente vivere la fotografia quale aspetto di ricercatezza estetica fine a se stessa. Fu allora che sentì il bisogno di affrontare questioni più complesse e difficili, riguardanti aspetti di maggiore impegno sociale, come le problematiche esistenziali poi proposte.
Il missionario laico che stava assopito in lui, lo indusse a rivolgere lo sguardo verso vari temi che lo interessavano e intrigavano, che corrispondevano forse anche a una sua necessità di ricerca introspettiva, da percorrere in chiave mistica attraverso altre persone.
In questi suoi propositi ha pertanto individuato vari temi, senza mai fissare delle precise scadenze o finalizzare il tutto a uno scopo diverso da quello di voler raccontare dal di dentro fenomeni, anche patologici, di cui le fotografie parlano. Come quelle che investono i bambini, i malati di cuore o più in generale i soggetti necessitanti trapianti, i malati mentali e così via discorrendo.
Dal webinar esce, quindi in breve, un Enzo Cei fotografo che oggi si racconta generosamente e annota – ormai continuamente - tanti appunti su tematiche che si propone di sviluppare.
Senza mettersi alcuna fretta per la realizzazione dei progetti, procedendo per ogni impegno con il tempo utile e necessario a sviluppare ogni cosa; lasciando e riprendendo le diverse lavorazioni in corso, curandole e arricchendole continuamente fin quando non li ritiene completi; anche delle didascalie necessarie e da rendere coerenti al disegno che si era fin dall'origine posto in mente.
Appariva quasi del tutto evidente e naturale che un fotografo come lui, impegnato in una continua ricerca e che utilizzava la macchina fotografica come strumento - mettendo pienamente a frutto ogni potenzialità fotografica perfettamente conosciuta - andasse a ricercare nella filmografia la possibilità di allargare la propria forma di racconto; come del resto è poi accaduto.
Attraverso documentari che gli consentiranno di inserire altri elementi in aggiunta alla sola sfera visiva tradizionale, con i film ha avuto modo di completare le sue narrazioni, aggiungendo elementi ritenuti a un certo punto indispensabili, per rendere comprensibili e completi i suoi lavori.
Visitando il suo sito http://www.enzocei.com/ è possibile visionare l’ampia produzione artistica che, oltre a molti libri, propone una autobiografia che consente di comprendere tutto il suo percorso.
Pippo Pappalardo, quasi costantemente presente negli eventi artistici siciliani in streaming che coinvolgono personaggi importanti della fotografia, specie se disposti a raccontarsi in un dialogo con appassionati, ha creato i collegamenti dei tanti periodi artistici di Enzo Cei fotografo, di cui peraltro è grande estimatore.
Nelle acute descrizioni di contenuti e messaggi racchiusi nei suoi libri, di cui detiene nella sua libreria personale una buona raccolta, ha evidenziato aspetti che si ricollegavano ad autori cui si richiamano alcune fotografie e ha proposto argomenti utili per l’approfondimento di vari aspetti a cui l'amico Cei ha sempre puntualmente risposto.
Per molte immagini e taluni temi, il tempo programmato non ha consentito di prolungarsi in altri approfondimenti. L’impegno reciproco finale è però stato quello di un incontro da svolgere in un’altra occasione, magari per parlare dei nuovi progetti in corso d’opera e anche di quanto andrà a realizzarsi a breve.
Le associazioni trapanesi de “I Colori della Vita” e “Gruppo Scatto”, organizzatrici dell’incontro, hanno prontamente raccolto l’impegno per l’appuntamento formulato.
La serata in streaming con Enzo Cei, ancora una volta, ha confermato l’utilità e la valenza di occasioni come quella occorsa che, originariamente nate da esigenze volte a sopperire alla scarsa mobilità causata dal Covid, hanno prodotto nuove soluzioni innovative e indotto federazioni e circoli ad inventarsi una serie d'incontri e dibattiti virtuali, per poter continuare a confrontarsi e poter parlare di fotografia. Offrendo, così, opportunità per intrattenersi in dialoghi e conoscere tanti maestri e affermati professionisti, annullando pure negli incontri ogni distanza geografica.
Ne è ulteriore riprova quanto risposto da Enzo Cei, il quale, dopo una lettura preventiva di questo articolo - per correggerne eventuali inesattezze - ha tra l’altro scritto: “mi ha fatto bene leggerti, anche a me sono rimasti impressi certi passaggi di ieri sera, io che sono abituato a guardare negli occhi.... Evidentemente certi “dialoghi”, quando funzionano, funzionano anche tramite la fredda tecnologia. Sempre che il calore umano sia ben vivo e operante. Che senza di quello, come si è già detto, tutto è lettera morta. Ora che l’ho rivissuto, mi accorgo che mi manca il vostro Sud e non importano gli acculturamenti o le competenze. I colpi di petto mi bastano.”

Buona luce a tutti!

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