“La foto che parla”

Ho visto l’evento registrato sui social ove, nell’ambito di una formula creativa, dallo stesso definita provocatoria più che sperimentale, Enzo Leanza ha intrattenuto un gruppo di amici appassionati di fotografia in un interessante breve streaming serale.
Leanza è un insegnante di storia dell’arte, esperto di fotografia, che tra l’altro è anche editore di Spectrum, un’impegnativa iniziativa culturale nata da qualche tempo nel territorio catanese.
Anch’egli ospite del Gruppo Fotografico Luce Iblea, Pippo Pappalardo, buon conoscitore e mentore del giovane Leanza già fotoamatore, ha avviato la discussione su quello che era l’argomento programmato dell’incontro: “La foto che parla”; con un preambolo introduttivo di quelli suoi.
Una volta presa la parola, Enzo Leanza è venuto a proporre un qualcosa che presentava come una allegra e leggera trovata grafica o fotografica (secondo l’approccio che si volesse dare), ma che in verità veniva a costituire una forma inusuale e assai efficace per scrivere e descrivere idee e considerazioni.
Un modo di proporre degli stimolanti aspetti, ben individuati e palesemente camuffati, come giocosi pretesti per alludere e palesare.
Il risultato volutamente descritto come un divertissement in realtà si rivelava fotograficamente attraverso un insieme grafico complesso, composito e associante di tanti messaggi accennati, con capitoli descrittivi volutamente indicati da soli titoli, facendo sì che ogni osservatore potesse leggere liberamente ciò che voleva o riusciva a intravvedere.
Ne è poi venuto fuori un interessantissimo dibattito, dove ogni intervento si completava a vicenda formando un unico costrutto. Tirando in ballo, ovviamente, anche tanti autori più o meno famosi, storici e recenti, e scuole di pensiero che hanno praticato e sviluppato quest’ampio ambito creativo già da tempo.
Si trattava in particolare di un genere artistico di ampio raggio, ispirato e alimentato principalmente da fantasie, intuito geniale e dalla capacità espressiva di cui è capace ogni autore.
Il tutto, mettendo insieme, come sempre accade per ogni creatività, tante forme di scritture fotografiche, lette, interpretate e assimilate come risultato dei diversi momenti artistici vissuti.
Il dibattito che ne è seguito ha comprovato l’interesse e la perenne valenza dell’azione di ricerca che è presente in qualunque campo; e nell’ambito artistico in special modo.
Chi fosse magari rimasto curioso e volesse capirne di più rispetto a questo breve appunto, potrà tranquillamente accedere alla pagina Facebook di Luce Iblea per verificare e entrare di più sul contenuto di quanto scritto.

Buona luce a tutti!

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