Se la libertà è partecipazione, la partecipazione non è sempre segno di libertà.

Talvolta partecipare a qualcosa corrisponde a esigenze personali dettate da tante motivazioni, impegnative o ludiche che siano.
In funzione di ciò si fanno abbonamenti alle stagioni teatrali, ai concerti, ci s’iscrive a circoli ed associazioni, vuoi per necessità culturali o semplicemente per riconoscersi in un ruolo di appartenenza.
Di regola, in genere, le problematiche di convivenza si evidenziano attraverso la frequentazione poiché, per capire un contesto e cogliere appieno le caratteristiche della realtà che si frequenta e degli individui che, a vario titolo vi gravitano, occorre qualche tempo .
Costante particolare poi nelle associazioni è il senso di comunanza dei soci fondatori che, motivati in origine da intenti più o meno nobili, magari per distinguersi negli obiettivi o solo per renderli più facilmente accessibili, azzerando invalicabili ostacoli o eccellenze (tipica nella circostanza la favola de "La volpe e l'uva"), avviano con entusiasmo nuove iniziative.
Con il passare del tempo però le persone che si succedono - con variegate tipologie di uscite e ingressi – sollecitano variazioni negli equilibri e cambiamenti negli indirizzi degli scopi sociali originari; ciò inevitabilmente produce instabilità e induce a gelosie.
In fondo sono quelle eterne regole di vita che si manifestano e che cambiano continuamente le peculiarità degli esseri umani; un conto quindi è teorizzare, altra cosa è provare a mettere in discussione abitudini e usanze ormai consolidate.
In ogni realtà c’è chi non è mai favorevole a cambiamenti, chi ha un senso spiccato della proprietà, chi vuole affermarsi per nascondere problematiche intime, chi nasce prima donna e non può fare a meno di distinguersi, chi è egoista per natura, chi è generoso ed è disposto ad apprendere e donare, chi ricerca sempre qualcosa che rinnovi l’interesse e vuole migliorare, chi democraticamente sa riconoscere in altri i meriti e le competenze, chi continua a ostentare ossessivamente vecchie medaglie scolorite, chi non ha alcun interesse a riconoscimenti effimeri e osa ……….. insomma, c’è di tutto e di più.
Costante è quindi e permane il dubbio che in ciascuno di noi ad un certo momento affiora, non appena si constatano invalicabili rigidità e illogici rifiuti; la questione resta sempre la stessa …….. ed emerge l’eterna domanda …….. ma perché devo perdere tempo in fumose ed inutili chiacchere che neanche m’interessano; ovvero che ci azzecco io in questa “beata” compagnia? 
“La libertà è partecipazione”, cantava nel 1972 Giorgio Gaber………… Dopo oltre quarant’anni quel canto risuona ancora profetico e anticipatore, poiché se la libertà è partecipazione, la partecipazione non è sempre segno di libertà. (frase estrapolata da un articolo dell’arch. Eugenio Lombardi postato nel novembre 2015). 
Buona luce a tutti.
© Essec

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