Big Bang culturale in continua espansione



L’immagine proposta, che è stata realizzata dal fotografo Giuseppe Gerbasi, mi ritrae in una disfida d'inquadrature con Ferdinando Scianna, in occasione della preziosa Lectio tenuta dal Maestro presso l’Università di Palermo nel febbraio 2019. Evento integralmente documentato su You Tube e del quale, specie per gli appassionati, se ne consiglia la visione.
La sua venuta a Palermo ebbe anche a coincidere con la sua imponente Mostra antologica allestita alla GAM di Palermo.

Il regalo inviatomi dall’amico Gerbasi costituisce per me un ulteriore spunto per riflettere sull’importanza della fotografia, da molti anche vista come un lettino per innescare psicanalisi individuali in coloro che ne restano coinvolti: autori, critici, lettori o coccasionali osservatori.
Della stessa, del resto, tutti potranno scriverne e leggerne in piena autonomia, ciascuno seguendo un proprio canone, per suscitare (gli uni) o leggere (altri) eventuali emozioni. Anche secondo le logiche connesse ai neuroni specchio, in parte anch’essi personalizzati, di cui si è accennato in altro articolo.
La fotografia può essere letta in tanti modi e pertanto significare tante cose. Dal costituire pretesto per poter poi raccontare pagine di vita, ovvero per documentare, fissare momenti e rievocare fatti, persone e personaggi correlati. 
In qualche modo può ben corrispondere alle tante pagine che compongono un diario individuale, da aggiornare continuamente, dove annotare incontri, accadimenti, sensazioni, convinzioni, emozioni.
Con ogni immagine, che tende a raccogliere nel tempo una montagna di dettagli che tendono ad assopirsi, ma sempre sensibili per riaccendersi e ritornare immediatamente vivi.
È anche un’arte, quindi, che tende a sublimare l'accumulo di ricordi, comunque destinati umanamente a dissolversi.
Così pure un pretesto per poter leggere – nel corso o alla fine - i tanti portfolio di vita che si realizzano con ogni giorno. Album che, pian piano raccolgono le tante tessere realizzate durante un’intera esistenza. 
La fotografia è già l’immagine semplice che fin da piccoli ci identifica in un documento, ma anche una magia che rende longeva un’esistenza apparentemente effimera, manifestata anche da un fiore che sboccia per una volta sola.
È una formula complessa che alimenta varie illusioni che ci costruiamo tra tante parentesi e a cui amiamo credere.
La fotografia resta comunque un quadro in cui ogni artista ama disegnare quello che più gli aggrada; per fissare combinazioni reali di un momento o per dipingere un proprio immaginario che potrebbe solo corrispondere a verità inventate o ad eterne utopie.
Diventando arte la fotografia può rivelarsi, altresì, uno specchio che circoscrive un paesaggio indiretto, riflesso, che segue inquadrature variegate e circoscritte, secondo del momento in cui ci si decide ad effettuare ogni scatto.
L’argomento si presta a continuare a scrivere, senza sosta, ma per chiudere si propongono riflessioni d'altri, come un interessante articolo trovato in rete.
Pubblicato nel suo articolato sito web Massimo Cec si cimenta in un accostamento interessante della fotografia con la filosofia, esplorando tanti aspetti e personaggi attinenti all’universo del visivo creativo.
In conclusione si può affermare che l’arte fotografica rimane ancora un mondo indefinito, in continua evoluzione e che nasconde tanti antri inesplorati.
Accostabile quasi a un Big Bang culturale in veloce espansione e che induce moltissimi appassionati ad esplorare e sperimentare con ampi spazi disponibili e senza necessità di soste.
Ipotesi, teorie, e tesi si sviluppano continuamente in linguaggi nuovi, immediati e diretti, che, in presenza di poche regole e certezze assolute, costituiscono pretesti di studio e di riscritture.
Con la certezza che tanti altri continueranno a trovare spazi e spunti per tentare di confutare, o solo per poter rettificare quanto sostenuto da altri, per ridefinire e continuare a scrivere ancora.


Buona luce a tutti!

© Essec

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