Forme d'arte composite: Incrocio ideale fra un'intallazione artistica e un portfolio fotografico
Una delle esigenze dell’uomo è sempre stata quella di dare un significato alla propria esistenza, non intendendo tanto porsi come obiettivo comprendere il significato della vita in genere, ma proprio legata all’io che è connaturato all’ego incomprimibile che risiede in ciascuno.
Un impegno non indifferente per chi si illude, anche ricorrendo a utopiche religioni - e ne ha fatto oggetto di ricerca o studio filosofico interiore - magari soffermandosi sull’individuazione di un’anima, indispensabile per una qualsivoglia tesi.
In questo, oltre al mistico, il raziocinio della ricerca scientifica ci porta a immaginare per scoprire l’impensabile e anche l’arte, attraverso visioni e illusioni percorre una sua strada d’indagine.
Fabio e Fulvio, sul tema, si sono praticamente impegnati a sviluppare le loro intuizioni utilizzando materiali essenziali in uno spazio suggestivo, intriso di misticismo; installando le loro opere nella cripta della chiesa di via Alloro. Installazioni artistiche simboliche e minimaliste, per sviluppare i concetti di vita e morte.
Invitato a visitare l’operazione mi sono prestato al gioco e di leggerla a modo mio, utilizzando la macchina fotografica per fissare dettagli, senza a priori conoscere nulla sull’intero progetto.
Riporto, ora, il testo composito del critico Massimiliano Reggiani scritto unitamente ai due autori, che hanno convenuto di miscelare impressioni con quello che era l’incipit dichiarato e sotteso alle installazioni complessivamente intese secondo un unico svolgimento.
“Un’installazione site-specific degli artisti palermitani Fabio Ventimiglia e Fulvio Governale, realizzata nella cripta sepolcrale di Santa Maria dell’Itria dei Cocchieri, la piccola chiesa nel capoluogo siciliano che dal tardo cinquecento ad oggi esprime e rappresenta l’attività della Venerabile Confraternita dedita alla cura delle anime, alla moralità dei confrati e ai bisogni di chi abita nello storico quartiere della Kalsa.
‘Ipogeo’ – con il patrocinio di Settimana delle Culture – è un’opera di luce e di materia, di memoria e di suggestione.
Così la presentano i due artisti, entrambi laureati all’Accademia della Città: ‘Ipogeo’ è il lavoro del passaggio, perché la morte è solo un’altra vita. Nel profondo di un luogo sacro e attraverso l’utilizzo di elementi caratterizzanti, l’installazione rappresenta il luogo del travaglio interiore e il lavoro continuo della cura delle anime. La conservazione non ripara la memoria ma è il processo costruttivo di quest’unicum che esprime e concreta l’anima nel mondo.
Il protagonista del film ‘Stalker’ di Andrej Tarkovskij, nel monologo ‘la freschezza dell’esistenza’, afferma che in fondo la passione è attrito tra l’animo e il mondo esterno. Perché non pensare, quindi, alla passione come a ciò che più di ogni altra cosa si avvicina a quest’intima profondità che chiamiamo anima?
Il sale tiene lontano tutto ciò che può alterare; se persino il ferro cede alla sua natura determinata e forte, l’anima ormai è decapitata e pulita come il sale.
Non entrerete in un cantiere silenzioso, già c’è un’anima che ruota e sfila, è sempre la stessa (è sempre lì), ma non trasmette più insieme la trama con l’ordito, sfilare è laborioso come fare un tessuto. Non entrerete in un cantiere silenzioso, se a far rumore è lo strepito di una vita che annaffia le gemme in aprile e le ritira in ottobre”.
A seguito della significativa premessa, intendendola quasi una sinossi, propongo quattordici delle fotografie realizzate in loco che potrebbero rappresentare un portfolio, Composto da immagini accennanti ai passaggi intermedi, alle tappe intercorrenti tra l’inizio e la fina, tra la vita e la morte.
In questa rappresentazione fotografica, delle “grate o feritoie”, che separano i due piani d’ubicazione dei diversi elementi, a mio parere si uniscono anch'esse all’unicum del progetto.
Potrebbero pure intendersi come dei filtri attinenti alle fasi terrene e l’anima (fig. 12) per collegare l’ascetismo cattolico rappresentato dal cristo in croce e in sospensione, dogmatizzato nell’affresco sommitale che lo sovrasta (fig. 13 e 14).
Non so quanto di religioso possa aver ispirato l’idea ai due artisti d'arte moderna, ma non conta. Per rendere comprensibile quanto detto a parole le foto sono state inserite seguendo la logica immaginata.
Buona luce a tutti!
© Essec
Un impegno non indifferente per chi si illude, anche ricorrendo a utopiche religioni - e ne ha fatto oggetto di ricerca o studio filosofico interiore - magari soffermandosi sull’individuazione di un’anima, indispensabile per una qualsivoglia tesi.
In questo, oltre al mistico, il raziocinio della ricerca scientifica ci porta a immaginare per scoprire l’impensabile e anche l’arte, attraverso visioni e illusioni percorre una sua strada d’indagine.
Fabio e Fulvio, sul tema, si sono praticamente impegnati a sviluppare le loro intuizioni utilizzando materiali essenziali in uno spazio suggestivo, intriso di misticismo; installando le loro opere nella cripta della chiesa di via Alloro. Installazioni artistiche simboliche e minimaliste, per sviluppare i concetti di vita e morte.
Invitato a visitare l’operazione mi sono prestato al gioco e di leggerla a modo mio, utilizzando la macchina fotografica per fissare dettagli, senza a priori conoscere nulla sull’intero progetto.
Riporto, ora, il testo composito del critico Massimiliano Reggiani scritto unitamente ai due autori, che hanno convenuto di miscelare impressioni con quello che era l’incipit dichiarato e sotteso alle installazioni complessivamente intese secondo un unico svolgimento.
“Un’installazione site-specific degli artisti palermitani Fabio Ventimiglia e Fulvio Governale, realizzata nella cripta sepolcrale di Santa Maria dell’Itria dei Cocchieri, la piccola chiesa nel capoluogo siciliano che dal tardo cinquecento ad oggi esprime e rappresenta l’attività della Venerabile Confraternita dedita alla cura delle anime, alla moralità dei confrati e ai bisogni di chi abita nello storico quartiere della Kalsa.
‘Ipogeo’ – con il patrocinio di Settimana delle Culture – è un’opera di luce e di materia, di memoria e di suggestione.
Così la presentano i due artisti, entrambi laureati all’Accademia della Città: ‘Ipogeo’ è il lavoro del passaggio, perché la morte è solo un’altra vita. Nel profondo di un luogo sacro e attraverso l’utilizzo di elementi caratterizzanti, l’installazione rappresenta il luogo del travaglio interiore e il lavoro continuo della cura delle anime. La conservazione non ripara la memoria ma è il processo costruttivo di quest’unicum che esprime e concreta l’anima nel mondo.
Il protagonista del film ‘Stalker’ di Andrej Tarkovskij, nel monologo ‘la freschezza dell’esistenza’, afferma che in fondo la passione è attrito tra l’animo e il mondo esterno. Perché non pensare, quindi, alla passione come a ciò che più di ogni altra cosa si avvicina a quest’intima profondità che chiamiamo anima?
Il sale tiene lontano tutto ciò che può alterare; se persino il ferro cede alla sua natura determinata e forte, l’anima ormai è decapitata e pulita come il sale.
Non entrerete in un cantiere silenzioso, già c’è un’anima che ruota e sfila, è sempre la stessa (è sempre lì), ma non trasmette più insieme la trama con l’ordito, sfilare è laborioso come fare un tessuto. Non entrerete in un cantiere silenzioso, se a far rumore è lo strepito di una vita che annaffia le gemme in aprile e le ritira in ottobre”.
A seguito della significativa premessa, intendendola quasi una sinossi, propongo quattordici delle fotografie realizzate in loco che potrebbero rappresentare un portfolio, Composto da immagini accennanti ai passaggi intermedi, alle tappe intercorrenti tra l’inizio e la fina, tra la vita e la morte.
In questa rappresentazione fotografica, delle “grate o feritoie”, che separano i due piani d’ubicazione dei diversi elementi, a mio parere si uniscono anch'esse all’unicum del progetto.
Potrebbero pure intendersi come dei filtri attinenti alle fasi terrene e l’anima (fig. 12) per collegare l’ascetismo cattolico rappresentato dal cristo in croce e in sospensione, dogmatizzato nell’affresco sommitale che lo sovrasta (fig. 13 e 14).
Non so quanto di religioso possa aver ispirato l’idea ai due artisti d'arte moderna, ma non conta. Per rendere comprensibile quanto detto a parole le foto sono state inserite seguendo la logica immaginata.
Buona luce a tutti!
© Essec
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