"Bambini di Sicilia" - Fotografie di Enzo Sellerio al Loggiato di San Bartolomeo



Prima di procedere per questo scritto, io stesso ho sentito la necessità di andare a rivedere uno streaming che in tempo di Covid l’amico Arturo Safina aveva organizzato per parlare di Enzo Sellerio e della sua fotografia.
Nel caso specifico, non si trattava di un semplice ripasso ma il bisogno di andare a rileggere l’autore, per capire meglio e prima di formulare delle considerazioni sulla mostra che avevo appena visitato al Loggiato San Bartolomeo di Palermo, gestito dalla Fondazione Sant’Elia, dal titolo “Bambini di Sicilia”.
Il magistrale racconto che nello streaming del 2021 fa di Enzo Sellerio l’amico Pippo Pappalardo consente di avere un quadro completo del personaggio, che felicemente rapporta al suo tempo e raccorda con personaggi e avvenimenti culturali nazionali e internazionali temporalmente coevi, paralleli al suo percorso artistico.
Pappalardo riesce a focalizzare efficacemente anche le peculiarità intellettuali e il messaggio culturale di Sellerio, ponendo l’accento su come il suo approccio costituisce, senza ombra di dubbio, la creazione di nuove tracce, talvolta originalissime, che poi altri seguiranno.
Evidenzia altresì i collegamenti con il mondo visivo che lo hanno ispirato e che nel tempo ha somatizzato. Spunti, idee e quant’altro che, associati al suo indiscutibile talento, gli hanno poi consentito di replicare, personalizzandoli, anche particolari modelli pittorici d’autori famosi.
In questa ottica viene anche messa in risalto anche l’importanza, nella sua crescita stilistica e compositiva in genere del pittore Bruno Caruso, oltre che l’attenzione rivolta dal Sellerio fotografo a tanti altri analoghi autori del novecento.
Poiché ogni altra considerazione rischierebbe qui di risultare parziale e incompleta, anche per la ricchezza e la valenza del filmato postato su You Tube, si rimanda, chi fosse interessato a conoscere meglio Sellerio come personaggio e un po’ come uomo, alla visione dell’eccellente esposizione che ne ha fatto il critico Pippo Pappalardo, che lo ha pure personalmente conosciuto.
Venendo alla mostra, vedere le immagini esposte oggi al Loggiato e alla mia età è stato come un precipitare con un vortice nel passato, come fossi andato indietro di sessant’anni con l’ausilio della fantomatica macchina del tempo. Molte scene simili, nascoste nell’inconscio, le avevo infatti viste coi miei occhi.
A quei tempi non era ancora arrivato il boom economico e, specie nel Sud Italia, la miseria toccava tantissime famiglie e molte di quelle scene le ricordo bene.
Le fotografie di Enzo Sellerio sono dei flash che documentano un neorealismo siciliano senza fronzoli.
Rubano, senza malizia, momenti di spontaneità del quotidiano di giovanetti che si affacciano alla vita, che si divertono con poco, che indossano spesso degli stracci ma che si manifestano umili, magari sudici, ma a loro modo dignitosi.
Le fotografie selezionate e proposte al pubblico nella esposizione palermitana presentano scene e situazioni popolane, così come erano e apparivano al fotografo, interessato a rappresentare solo la realtà; per narrare uno spaccato proletario della Sicilia.
Nelle novanta immagini esposte, per la metà inedite, “ci sono gli occhi dei bambini che raccontano”, filtrati dallo sguardo attento del fotografo intento a cogliere e documentare nel profondo ciò che la sua sensibilità riesce a vedere.
L’esposizione allestita colleziona e mette in sequenza scene di strada, intimità, feste religiose, giochi innocenti, con una sagacia che abbina estetica e composizione per confezionare racconti condensati in un solo fotogramma.
Come raramente accade nell’andare a visionare una mostra, in questo caso il visitatore è quasi inconsciamente indotto ad un loop visivo continuo. Per scoprire ogni volta dettagli e immaginare altro, nel rivedere e soffermarsi più volte davanti a una stessa foto.
Tranne piccole eccezioni, dal mondo dei bambini raffigurato in mostra rimangono escluse foto che riguardano bimbi della borghesia e delle classi sociali più agiate in genere. Ne deriva, come è comprovata dalla restante ricca produzione fotografica - non idoneamente fatta conoscere dai familiari che ne custodiscono l’archivio - che molte fotografie “selleriane” sostanzialmente anticipano quella che è nota come streetphotography (di certo in Italia).
Inoltre emerge un’altra questione sottostante assai evidente, ovvero che con la sua fotografia Enzo Sellerio tende a denunciare e a far conoscere tematiche sociali e politiche trascurate e meritevoli d’attenzione.
Tornando alle foto in mostra a Palermo e in esposizione per tutto il mese di giugno, si può concludere che l’operazione è certamente riuscita, anche per la tematica specifica che affronta e che in qualche modo è resa attuale dalle tragedie che continuano a imperversare nel mondo.
La drammaturgia rappresentata dalle fotografie esposte, ancorché riferita ai bambini siciliani di fine novecento, richiama e si associa inevitabilmente alle tragedie ucraine, palestinesi e d’altri luoghi meno noti che interessano e travolgono soprattutto i bambini e di cui la stampa occidentale non parla perché più interessata a speculare sulle miserie umane.
Di certo Enzo Sellerio è stato un precursore nello scenario fotografico italiano, culturalmente proiettato in avanti rispetto al provincialismo e al dogmatismo artistico dominante nel suo tempo.

Buona luce a tutti!


© ESSEC

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