“We always return” di Nella Tarantino
Alla Galleria Fiaf – Arvis di Palermo, si è inaugurata la mostra “We always return”, dove sono esposte fotografie dell’architetto-fotografa napoletana Nella Tarantino.
Un insieme d’immagini, tutte rigorosamente in bianco e nero, che catturano e che, onestamente, comportano non poche difficoltà nel voler accingersi anche sinteticamente a raccontarla.
Le foto, che ammaliano, possono anche essere viste, infatti, come introduzioni a pensieri o, se si vuole, costituire spunti che inducono ad andare a leggere oltre; in quanto, rispetto alle apparenze palesate portano a sviluppare e tradurre autonomamente - e personalizzandoli - i tanti accenni concettuali introdotti.
Le stampe, che si esaltano per neri decisi spettacolarizzati da molteplici e delicate gradazioni di grigio, appaiono come dei simboli stenografici (o il desunto di una TAC cerebrale, se si preferisce) - delicati e intensi - che vanno a comporre una folta raccolta di poesie allegoriche, significanti e allusive.
Nel vernissage palermitano Giuseppe Cicozzetti, amministratore della nota pagina di Facebook “Scriptphotography” ha affiancato l’autrice durante la presentazione. Anche una sua prefazione figura fra quelle presenti nel pregevole libro realizzato da Grafica Metelliana per Areablu Edizioni (Un suo ampio commento sull’intera operazione figura pure nel social anzidetto curato da Cicozzetti).
Rispetto al libro, alcune nuove fotografie - che risultano introdotte nella mostra di Palermo - non mutano le cose e lasciano inalterata la formulazione di ogni giudizio.
A mio modo di vedere, le opere esposte portano quasi automaticamente anche a delle considerazioni scientifiche. Le foto esposte sembrano, infatti, corrispondere a una raccolta d’immagini selezionate secondo tracce desunte dalle distinte allocazioni celebrali dei ricordi.
Da un sito web si rileva, infatti, che “le nostre esperienze modificano le sinapsi (le connessioni fra neuroni) e queste alterazioni permanenti sono responsabili della memoria. In pratica, quando accade qualcosa che in futuro ricorderemo, si genera nel cervello un segnale elettrico che provoca variazioni chimiche e strutturali dei neuroni.”
In un altro sito si legge che “La memoria umana non è un’attività unitaria. Non è lecito, quindi, fare generalizzazioni; è più opportuno, invece, fare riferimento a particolari tipi di memoria ...... costituita da sistemi interconnessi e da strutture organizzate che fanno riferimento a diversi correlati neurali, cognitivi e comportamentali.”
In pratica, quindi, ogni volta che riesumiamo un ricordo accade che questo si manifesta attraverso il richiamo di tante informazioni sinottiche allocate in differenti sezioni del nostro cervello (è questa una delle cause che possono produrre anche ricostruzioni deficitarie per parti non più accessibili, rimosse o naturalmente scomparse, che possono procurare distorsioni nel corso della ricostruzione).
Il tutto è meglio comprensibile con la lettura di un resoconto scientifico a firma di Sara Ficocelli, “Ecco come si formano i ricordi - Il momento fermato da una foto“ (Scienze - La Repubblica), più completo rispetto ai temi inerenti all’argomento.
Corredandoli a quanto detto, i tre capitoli in cui è strutturata la mostra e il libro “We always return”, a mio modo di vedere, possono tranquillamente risultare associabili per analogia a tre ipotetiche differenti sezioni cerebrali.
La bellezza della mostra potrebbe pertanto essere accostata a degli unici pensieri/memorie smembrate, ovvero scrisse nei tre blocchi, che occorre ogni volta ricollegare per poter comporre un unico insieme.
Le composizioni poetiche di Nella Tarantino che, costituiscono un forte elemento saldante dell'intera operazione e intendono narrare a parole le sintesi schematiche di sensazioni, mi rafforzano nell'andare a sposare questa chiave di lettura.
Per chiudere, quindi, mi piace leggere la mostra e il libro ad essa collegato come un composito e articolato portfolio fotografico "esistenziale"; dove l’autrice si racconta attraverso una serie d’immagini trascendentali che tendono a fondere ricordi reali e visioni oniriche. In un’operazione complessa ma resa comprensibile e democratica, perchè in grado di offrire anche a ciascun osservatore una serie di specchi dove potersi lui stesso riflettere e così intravvedere, esumandole, le composite memorie che ci accompagnano.
In questa ottica, la poesia che introduce al terzo capitolo del libro (we always return, i am no longer afraid of dying) aiuta a vedere di più e oltre; per comprendere in maniera completa il combinato e poliedrico messaggio - testo/immagini - che ha felicemente realizzato la fotografa Nella Tarantino.
Anche i principianti avviati alla fotografia, nel visitare la mostra o solo sfogliando con attenzione le pagine del libro, avranno l'opportunità di ammirare opere che esemplificano pienamente ciò che di norma si suole intendere parlando di talento artistico, che - fortunatamente per noi - illumina e accompagna non pochi eletti.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
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