Dagherrotipo, una bella invenzione utile per narrare tante storie.

Ritrovarsi in un contesto democratico, per chi ha l’opportunità di viverci è come respirare l’aria. Un qualcosa cioè di automatico che si basa su condizioni fisiche e composizioni chimiche che, in quanto esseri viventi, consentono l’esistenza e che consideriamo scontate.
Coltivare l’hobby per la fotografia in democrazia aiuta ad osservare e a rendere maggiormente partecipi su quanto accade intorno. Chi è nato e si muove in un dato contesto tende ad assimilare da subito però - e in modo naturale - luoghi e costumi del proprio habitat.
Il quotidiano rende quasi indifferenti a quello che ci circonda e passivi rispetto a quanto ordinariamente avviene nell’ampio e mutevole scenario in cui stazioniamo.
E allora, per poter vedere con occhio fotografico, occorre ritrovarsi in contesti differenti rispetto a quelli che a cui siamo assuefatti e cercare di attenzionare meglio quel che accade intorno.
Come nell’immagine proposta, dove un gruppo familiare protegge visivamente il volto della bimba che si sta trastullando nell’interagire con un colombo in cerca di cibo, che le staziona davanti nella speranza di ricevere una briciola, come usano fare tanti turisti.
Ovvero, può capitare di leggere davanti all’albero natalizio dell’Amministrazione comunale in piazza Campidoglio: “La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità.” Una frase sempre attuale di Piero Calamandrei, padre costituente dell’Italia Repubblicana, che tramite quell’installazione si ravviva.
Girando per i Fori Imperiali, nel continuo tentativo ricercare scorci e inquadrature un po’ diverse, può anche capitare di rimanere attratti da qualcosa a prima vista apparentemente strana.
Di notare, ad esempio, un set dai connotati familiari, dove personaggi sono intenti a girare un filmato, forse promozionale o per fissare un particolare ricordo sul loro soggiorno romano. Non si capisce bene, ma certamente sono intenti a realizzare un qualcosa d’insolito.
Chi cura le riprese ha tratti occidentali, la ragazza che si esibisce - con lui e da sola - ha tratti asiatici (forse è giapponese), il bambino in carrozzina è di sicuro suo figlio.
Forse si tratta di acrobati o di altra tipologia di atleti che si esibiscono nei circhi che, approfittando dell’atmosfera e della luce particolare del tramonto, stanno utilizzando quel palcoscenico unico costituito dai Fori, cercando di creare qualcosa di originale attinente alla loro passione; chi lo sa?
In qualità di fotoamatore, quanto accade non può certamente sfuggire e allora, ci si apposta lontani per non interferire su quanto sta accadendo e si incominciano a fare serie indefinite di scatti, nella speranza di riuscire a catturare quelle immagini che riescano a raccontare in sintesi la storia a cui si sta assistendo.
Pur essendo arrivati ad esibizione già iniziata, non si può non rimanere incollati fino a che tutto finisca.
Così facendo si riescono a catturare anche le gambette protese del piccolo, che quasi imita e stimola la madre nel suo tentativo di porsi in equilibrio verticale e documentare il gratificante bacio materno finale.
Per concludere, si può quindi riconoscere che fotografare ha tanti risvolti che aiutano a leggere e a saper raccontare. Offrendo opportunità diverse, consente a chi osserva di sviluppare l’occhio della mente all’attenzione, all’attesa e allena nel cercare di cogliere le tante occasioni imponderabili che immancabilmente e continuamente si presentano come ….. attimi fuggenti, da riprendere per poi essere narrati.

Buona luce a tutti!


© ESSEC

Commenti

Post più popolari