L’editoria minore rappresenta oggi forse l'unico e solo baluardo attivo volto a preservare indipendenza e libertà di pensiero

Propostomi dalle pagine di Facebook, ieri ho rilanciato nel blog un bell’editoriale che Franco Carlisi ha di recente pubblicato nel suo periodico “Gente di Fotografia” (rivista fondata all'origine da Vincenzo Mirisola, venuto a mancare, per un brutto male, proprio in questi giorni).
Lo scritto di Carlisi sviluppa un complesso argomento che tenta di discernere e trovare punti di comunanza o differenze fra l'arte e la morte. Argomenti non di poco conto che innescano voglie di approfondimenti per i tantissimi aspetti che si vanno a incrociare.
Nel mio piccolo, ho voluto cogliere lo spunto per sviluppare delle considerazioni più superficiali, che forse rappresentano anche aspetti marginali - o un corollario - rispetto alla profondità del tema, ma che in qualche modo hanno delle attinenze sotto l'aspetto pratico.
Come è naturale ogni cosa che appare diversa da quanto costituisce il nostro vivere quotidiano induce a curiosità e ci attrae. Ancor di più questo accade in fotografia, laddove la proposta d’una immagine inusuale o esotica immancabilmente calamita l’occhio della nostra mente.
Anche per ampliare e aggiornare le nostre cognizioni nel campo dell'immagine è indispensabile dare continuità nell'allargare sempre più il panorama, per cercare di implementare il bagaglio culturale e, fortunatamente nel predisporsi a voler percorrere tale missione, sono oggi disponibili strumenti utili allo scopo. Supportano a tal proposito le riviste di settore, che vengono a recensire le tendenze e novità editoriali meritevoli d’attenzione. Pubblicazioni che, confezionando le variegate proposte artistiche dei tanti autori che operano nel mondo fotografico e dell'immagine, informano su quanto accade.
Nel campo, una formula editoriale unica non esiste ne potrà mai succedere e la completezza informativa dipende, pertanto, da una miscellanea delle specificità di ogni direttore responsabile che, seppur impegnato secondo un suo modo di vedere, rimane orientato e sviluppare quelle che per lui sono le linee artistiche innovative o di tendenza degne di attenzione.
“Con la cultura non si mangia”, era stata la infausta frase inserita in un discorso governativo del 2010 inerente a investimenti economici; un'affermazione che costò gli strali della sinistra e del mondo della cultura italiana all’allora ministro dell’economia Giulio Tremonti (frase passata alla storia, nonostante poi ebbe sempre a smentire la paternità di tale affermazione, dichiarando più volte che all’epoca le sue parole furono travisate).
Tranne delle rare eccezioni però è proprio l’aspetto finanziario il punto più dolente e forse la principale problematica che accomuna quella che si usa ondividuare come "editoria minore"; molto spesso basata su idee e valide linee culturali, talvolta pure ambiziose, che stentano nel riuscire a sviluppare e consolidare un'utenza o una base di abbonati adeguata e sufficiente a supportare economicamente l’attività d'impresa.
In ogni caso, oggi è indubbio che gli editori minori si rivelano indispensabili per il perseguimento del sillogismo culturale necessario a ogni ragionamento composito e complesso.
Riviste periodiche, seppur generate da fonti talvolta disomogenee e orientate su percorsi differenti, sono le uniche realtà che forniscono quelle tessere necessarie a completare il quadro di un unico disegno e, i tanti frammenti parziali sono elementi del panorama multidimensionale che solo così potrà essere osservato nella piena interezza; visionabile posizionandosi nei diversi livelli e punti di osservazione (interni ed esterni); consentendo una vista d'insieme la più completa e utile a sviscerarne ogni aspetto, sull'argomento e sull'operazione che è frutto dell’ingegno creativo.
Un processo continuo che, consegnando agli altri quello che rappresenta un parziale punto di arrivo, a sua volta, sarà base di partenza per nuove ricerche ed altri esperimenti contemponanei o generazionali.
In questa logica restano bene accetti anche gli apporti propositivi rivenienti dai social e dalle piattaforme che offrono contenuti innovativi e divulgativi. Tutto torna utile come mezzo o scopo se l’intento sarà quello di formulare proposte e consentirne delle letture più ampie.
Così le riviste settoriali, anche di fotografia, differenziandosi nel proporre temi e a miscelare l'antico col moderno, offrono spunti per rivelare analogie tra passato e presente o aiutano a osservare i tantissimi fenomeni nuovi e le proposte internazionali che solcano il terreno vergine della sperimentazione e, fortunatamente, comitati redazionali ristretti, direttori responsabili, critici e osservatori qualificati di queste piccole realtà hanno opportunità per andare a scegliere strategie culturali, scrivere editoriali e articoli atti a sviluppare punti di vista sulle tante tematiche messe in campo.
Con una operazione che riesce a neutralizzare o che attenua, in parte e per quanto possibile, l’avvento invadente del web che, con tante opportunità, apparentemente offerte come free, in verità alimentano e consolidano vistosi e ingombranti monopoli che, in assenza di adeguate regole antitrust, controllano senza freni il mercato globalizzato; condizionando, con l'avallo di una politica assente e in sostanziale anarchia, gli orientamenti culturali di massa.
Per concludere può ben affermarsi che, in questo triste scenario, l’editoria minore rappresenta oggi forse l'unico e solo baluardo attivo volto a preservare indipendenza e libertà di pensiero. Riuscendo ad alimentare con i suoi pochi mezzi formule e tematiche differenti, essa acquista un ruolo nevralgico, indispensabile a monitorare le proposte e alimentare i relativi tavoli di confronto e i correlati dibattiti.

Buona luce a tutti!

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