Talento & …

Non sempre è facile trovare nuovi spunti che possano intrigare in fotografia. Sull’argomento ormai si discute tanto e scrivono in molti, ma spesso ricalcando percorsi conosciuti, senza apportare delle novità che possano suscitare un reale interesse.
Sempre più di frequente, nella saggistica di oggi, sono più le sfumature accennate quelle che fanno intuire valide alternative rispetto all’ovvio riciclato che, nel tentativo di presentarsi forbito, rimane solo imbellettato in una prosa erudita infarcita di citazioni, aneddoti, personaggi e quant’altro viene genericamente usato per voler apparire colti.
Ne deriva che un lettore che intendesse ricercare stimoli utili alla sua passione, più che soffermarsi sull’ennesimo autore del momento o alla stratificata storia della fotografia, può trovare maggior interesse nelle peculiarità che hanno caratterizzato o riguardino taluni personaggi meno noti, che si sono però rivelati nel tempo degli innovatori.
Al riguardo, in una trasmissione di RAI Cult di qualche giorno addietro, incentrata su quello che vuol intendersi per talento, veniva messa in risalto la figura di Henri-Robert-Marcel Duchamp, considerato fra le più importanti e influenti figure del XX secolo apportatrici del nuovo.
Ne venivano a parlare diversi artisti che, nel descrivere visioni e illustrare alcune delle loro opere palesavano pensieri non confessati da molti, che mettevano in gioco il possibile fallimento dell'idea progettuale da loro stessi pensata e prodotta.
Un modo diverso di collocarsi nell’arte praticata, che, a loro dire, rimane fortemente legata alla dinamica creativa riveniente e condizionata dal puro talento.
Un talento rappresentato come proprietà innata nell'artista; a loro dire, quasi con una assoluta autonomia rispetto all'autore. Una peculiarità quasi aleatoria che non può essere certo oggetto di programmazione a tavolino e men che meno alimentata artificiosamente con trucchi o espedienti.
Ne consegue che quelle che sono delle ripetitività artistiche asettiche, nell’andare a riproporre ad un certo punto solo emulazioni di se stesse, rivelano l’evidente esaurimento del talento. Cosa che può sempre accadere in qualunque momento e che può anche non trovare soluzioni o possibilità per addivenire a sblocchi.
Sono fenomeni e accadimenti abbastanza normali - più di quanto si è portati a pensare - nel panorama artistico e nella vita in genere.
Nel 1980 Ettore Scola mise in scena, nel Film La Terrazza, un personaggio alquanto emblematico per descrivere efficacemente il calo di talento. Nella trama veniva rappresentato (nel ruolo, magistralmente interpretato da Jean-Louis Trintignant) uno sceneggiatore che, a corto d'idee per un copione d'un film commedia commissionatogli ormai da più d'un anno, finisce preda d'un pesantissimo esaurimento nervoso.
Parallelamente fortunatamente sono esistiti e esistono anche soggetti talentuosi che sembrano non aver mai pace. Vuoi per le produzioni artistiche continue e anche per la loro fame di ricerca e di sperimentazione che li porta a variare di continuo gli orizzonti.
Fra gli artisti talentuosi inesauribili, nella trasmissione Rai citata, venivano indicati fra gli altri e dandone maggior risalto: Lucio Fontana per suoi rivoluzionari tagli, Alberto Burri per i neri (prima di ogni altro colore, il buio prima della luce) e la Pop Art di Andy Wharol che, come è stato più volte ribadito “ha voluto mostrarci come nella realtà non c’è ripetizione e che tutto ciò che guardiamo è sempre degno della nostra attenzione”.
Per chiudere il discorso sull'argomento originario, cioè il talento, positivo risulta il fatto che ci vengano ogni tanto in soccorso delle trasmissioni di sottofascia o di seconda serata; di certo magari meno popolari.
Documentari e forme d'intrattenimento che non percorrono i soliti modelli convenzionali destinati alle masse ma che, abbandonando le scorciatoie del pensiero culturale ereditate dal passato, non si orientano a cristallizzare idee preconcette; in genere ritenute più adatte a quello che è presente nello ‘standard mentale’ scolastico medio.
A questo punto ben venga quindi anche quella Rai che, in qualità di divulgatore pubblico, riesce, in qualche modo, a svegliare l'attenzione dello spettatore, immettendo "arditamente" in rete dei format culturali che, a prescindere da come la si pensi, inducono a riflettere.

Buona luce a tutti!

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