Il portfolio fotografico non è altro che un racconto scritto attraverso immagini

Se ci facciamo caso, al giorno d’oggi sono sempre pochi i giornalisti capaci di fare cronaca, in grado cioè di raccontare i fatti intervenendo in modo minimale con loro opinioni e propri punti di vista, che immancabilmente persistono sottotraccia e talvolta palesemente affiorano.
La diffusione dei talk show ha ulteriormente appesantito le questione e spesso conduttori intolleranti e poco propensi all’ascolto, specie nel sentire punti di vista lontani dal proprio, tendono a fare conoscere - in ogni modo e a ogni costo - le proprie posizioni. Come se questa cosa avesse particolare importanza per l’utente finale, trattandosi di semplice incontro tendente a far conoscere il più possibile l’intervistato, sacrificando così lo spazio utile per far conoscere gli interpellati.
Il valore aggiunto, specie se gli incontri sono orientati ad acquisire liberi pareri da personaggi scelti, è sempre costituito dagli spazi loro concessi, utili se non indispensabili per far capire al fruitore terzo la reale posizione socio-politica e il mondo culturale che caratterizza il soggetto intervistato.
Orientare o, peggio ancora, limitare le visioni non è mai un buon servizio per cercare di capire e di certo non costituisce valido strumento per una corretta informazione.
Ma in fin dei conti, chi se ne frega se il giornalista di turno non tollera i populisti, se è pure prevenuto verso chi ha un orientamento politico specifico; di certo chi opera secondo questi canoni non può annoverarsi come giornalista professionista, ma tutt’al più come un opinionista che inquina a monte qualunque prodotto giornalistico che va a intraprendere.
Passando alla fotografia e, in particolare, alle letture di portfolio sono molte le similitudini che caratterizzano anche qui gli attori in campo.
In poche parole, il portfolio fotografico non è altro che un racconto scritto attraverso immagini che fanno da canovaccio, con delle larghe maglie che consentono di intessere storie e ricami, come in una qualunque narrazione. Con l’autore che ha la libertà di scegliere la calligrafia estetica, la lunghezza dei periodi, l'uso delle parole, la grammatica, la sintassi e ogni spaziatura o punteggiatura valutata più opportuna.
In diversi articoli che ho dedicato a questo particolare settore comunicativo, ho avuto modo di soffermarmi e di focalizzare alcuni aspetti che risultano indispensabili nei processi insiti ai tanti percorsi di lettura.
Alle considerazioni sul portfolio fotografico e su cui si intende disquisire può ancora tornare utile quanto ebbi a scrivere nel maggio di due anni fa in un pezzo che intitolai così e che invito a rileggere: “Semplificare ad esempio con due soli termini: “non funziona”, senza soluzioni d'uscita, non può costituire un valore aggiunto.”
Ad ogni modo, a mio parere, il portfolio fotografico ancora oggi rimane indefinito, poiché, pur riferendosi frequentemente a immagini fotografiche, non disdegna di rifugiarsi anche ad altri mezzi, utilizzando pure elementi artistici di campi molto vicini, come la grafica o la stessa pittura.
Diversi autori si sono impegnati nel tempo a ricercare schemi didattici, nel tentativo di recintare il campo e disciplinare il tutto con una serie di regole; ma alcuni di quei concetti risultano in parte superati e sono tantissime le nuove strade percorribili lasciate libere all’ingegno e alla fantasia.
Rimane tuttora una pietra miliare, in argomento, il volume “Portfolio – Costruzione e lettura delle sequenze fotografiche” di Augusto Pieroni; edito da Postcart nel 2015 e oggetto di diverse ristampe.
Per fornire un quadro sintetico, costituito da esempi pratici, si propongono di seguito delle letture (complete o parziali), che possono consentire - specie ai neofiti nella materia - di farsi una chiara idea di cosa possa corrispondere oggi a un portfolio fotografico e su come funzionano gli approcci e le relative letture.
Negli ultimi tempi, un grande aiuto in tal senso è venuto dai diversi appuntamenti in streaming, attuati dalla Fiaf in tempi di pandemia, che hanno agevolato una certa popolarità al fenomeno e impresso uno sviluppo in questo settore difficile, che presuppone incontri (più che scontri) e pacati confronti costruttivi; condizioni tutte indispensabili per una crescita collettiva sia dei lettori che per lo sviluppo dei molti talenti.
In conclusione come, detto, si propongono una serie di esempi registrati in modo casuale, per alcune delle letture svoltesi nel complesso “Tre Navate” (Cantieri Culturali alla Zisa) durante la mattina di sabato 28 maggio u.s., del recente 74^ Congresso Nazionale Fiaf di Palermo:

- https://youtu.be/Javnk5o_h9w
- https://youtu.be/klx-IL1Zpy8
- https://youtu.be/S4bKb1HMJa4
- https://youtu.be/JamMMbPHS-g
- https://youtu.be/7MjowS75hSM
- https://youtu.be/1HypqVcn2ug


Buona luce a tutti!

© ESSEC

Come mi capita spesso, arriva a stretto giro di posta un qualificato suggerimento che appare opportuno per completare meglio discorso. Lo riporto di seguito in modo integrale, lasciando libero il lettore d'intuirne la fonte. "Ritengo opportuno, nel definire un portfolio (definizione in works progress), non accentuare il suo "possibile" carattere narrativo atteso che, nonostante tanti lavori nascono con questa idea prevalente, ciò non toglie che esistano tanti eccellenti lavori dove la narrazione non esiste del tutto lasciando lo spazio al puro documento, o alla semplice esposizione artistica o provocazione concettuale."

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