“Ruba come un artista” di Austin Kleon

Pierfrancesco Favino, l’attore, durante un suo intervento in una recente trasmissione televisiva pomeridiana, venne a raccontare che in occasione dell’ultima festa del papa’ le sue due figliole gli avevano fatto trovare in casa una serie di bigliettini, disseminandoli lungo il suo percorso abituale mattutino. Una specie di caccia al tesoro in territorio domestico.

I biglietti riportavano tanti pensierini di augurio e altro ancora; quello per lui piu’ bello era stato scritto dalla figlia maggiore. Volle raccontarlo, in una sintesi, evidenziando come la primogenita gli scriveva che l’insegnamento più grande che aveva ricevuto da lui non erano i tanti discorsi, le raccomandazioni, i rimproveri, ma l’esempio dato come padre; cioè con quel messaggio equilibrato e composito manifestato attraverso il vivere quotidiano, che non necessita di parole esplicite ma che costituisce un modello da osservare sempre, per rubarne l’essenza e adattarlo a se stessi.

In un piccolo volume, Austin Kleon suggerisce come imparare a copiare. Diverse sono le citazioni richiamate allo scopo, come quella di T.S. Eliot che recita: “i poeti immaturi imitano, i poeti maturi rubano; i cattivi poeti rovinano ciò che prendono, mentre quelli buoni ne traggono qualcosa di meglio, o almeno qualcosa di diverso. Il buon poeta amalgama ciò che ruba in un sentire complesso che risulta unico, assolutamente diverso da ciò da cui è stato tratto”.

Citando poi Jonathan Lethem riporta che “qualcosa è originale, nove volte su dieci, perché non si conoscono i dettagli delle fonti”. Poi riportando un pensiero di Andrè Gide “Tutto ciò che era necessario dire è già stato detto: ma visto che nessuno stava a sentire, bisogna ripetere di nuovo ogni cosa”.

Un libretto di piccole fattezze, questo di Kleon, con una raccolta di pillole di tanti autori e con anche delle sue considerazioni che inducono a riflettere sul fatto che, in sostanza, tutti gli artisti rubano e imparano a copiare idee per cercare di essere più creativi, nel lavoro e nella vita (edizione Vallardi del 2012, che ha avuto nel tempo molte ristampe).

Sia l’aneddoto di Favino che il saggio di Austin Kleon possono essere ribaltati nell’apprendimento in fotografia. Anche in questo caso buoni insegnamenti e metodi di apprendimento sono pressocchè similari.

In altra circostanza si è avuto modo di parlare di passione e di talento, ma anche qui valgono più gli esempi dei maestri, che costituiscono i veri strumenti che aiutano nel far uscire il potenziale in chi ha qualcosa da dire.

Workhop e corsi di fotografia in genere, quindi, frequentati principalmente per affinare conoscenze diventano, per gli allievi, occasioni non soltanto per apprendere nozioni o imparare tecniche nuove, ma anche opportunità che consentono di porre l'attenzione sugli insegnanti; non tanto marcandoli stretti per poi operare un semplice copia-incolla ma osservandoli all’opera, nel loro lungo sguardo, catturando scelte e tempi nel loro fare distratto.

Altro aspetto importante è anche la voglia di ricerca. Già in un altro scritto si venne a parlare dell’irrequietezza che è insita in fotografi intrapredenti, i quali, a prescindere dall’aver eventualmente raggiunto un riconosciuto valore, continuano sempre a sperimentare, rinnovandosi attraverso continue prove.

Per loro, mettersi in discussione e rischiare non è mai un problema, anzi è quel fuoco miscelato di curiosità e di divertimento che costituisce una molla che alimenta voglie creative. In questa chiave, del resto, sono infiniti i percorsi percorribili.

Buona luce a tutti!

Commenti

Post più popolari