Serate Fiaf: "Parliamo on line di fotografia" con Enrico Genovesi

Enrico Genovesi è uno dei pochi fotografi che fanno della generosità un loro punto di riferimento, il che rappresenta un aspetto di forza del suo messaggio.
Le sue tante foto e progetti offrono elementi che tendenzialmente confondono e miscelano le interiorità del fotografo con quelle del soggetto fotografato.
La fotografia di Enrico può, anche per questo, essere definita “coinvolgente e partecipativa”. Nel senso che con le sue immagini il fotografo cerca di condurre l’osservatore a immedesimarsi nelle umanità da lui rappresentate. L’aspetto introspettivo si fonde con complicità, in sintonia e piena empatia.
Le immagini traspaiono un aspetto quasi cameratesco con i soggetti fotografati. In ogni caso, le tematiche più generali pongono in attenzione sempre delle particolarità che riconducono al singolo come individuo.
Nelle sue fotografie non c’è mai una prevenzione o prevaricazione. Il suo approccio è sempre aperto, per andare a leggere e ricercare in ogni occasione qualunque opinione e ogni punto di vista.
Il fideistico, l’agnostico o il laico non costituiscono barriere e nemmeno una differenziazione nell’approccio o nel conseguente sviluppo estetico: quindi, le caratteristiche specifiche del soggetto/oggetto preso a tema da svolgere ha di per sé e sempre poca importanza nell'analisi e nella realizzazione del progetto.
La sua è una fotografia abbastanza obiettiva (per quanto possa essere veritiero ogni scatto fotografico, sempre parziale e personale rispetto alla realtà che si inquadra, in una scelta comunque selettiva) che, alle sedimentazioni di studio, associa una sensibilità personale, per proporre una lettura degli ambienti e delle persone, ogni volta che la viene a rappresentare.
Nomadelfia, per certi versi, tende a creare oggi una sintesi del suo modo di fare fotografia.
In questo suo ultimo progetto Enrico, infatti, mette a frutto le tante esperienze accumulate e maturate negli anni, con in piu' la sua maggiore affinata sensibilità.
Il tutto per raccontare attraverso due piani di livello di messaggio: un primo essenzialmente estetico artistico, che blocca l’occhio di chi osserva, un secondo che induce a cogliere il contenuto concettuale di quanto viene proposto.
La scelta del bianco e nero contribuisce alla pulizia fotografica offerta, scevra di possibili elementi di disturbo o distrazione.
Chissa? Forse, per Enrico, il progetto Nomadelfia nasce inconsciamente dalla necessità di mostrare formule alternative alle tante solitudini incontrate, spesso camuffate o messe in secondo piano da altre impellenti esigenze primarie. Con la sua operazioni vuole forse mostrare e dire che alternative o diverse possibilità praticabili esistono? Riconoscendo a tutti, eventualmente e comunque, una assoluta libertà individuale, qualunque sia la possibile scelta.
Sotto l’aspetto della tecnica fotografica le quinte, per Enrico, sono un elemento compositivo frequente, scelto sempre con cura, che talvolta risulta pure fondamentale per andare a indirizzare al suo messaggio fotografico - e non solo - che ha pensato e voluto.
Rimane da osservare un aspetto che tanto comune non è e che riguarda la generosità di cui si è detto all’inizio. Genovesi, annoverato fra i lettori Fiaf di Portfolio, è un fotografo che trasmette attraverso una didattica diretta l’arte del fotografare e, anche, costituisce un raro caso dove l’esperto si configura con un conclamato bravo fotografo: senza offesa per nessuno, non è roba da poco.
Considerata la giovane età di Enrico Genovesi c’è da attendersi per il futuro la realizzazione di tante nuove sorprese.
Per concludere, per chi volesse maggiormente approfondire l’argomento, si consiglia la visione della serata streaming che gli ha dedicato la Fiaf lo scorso 24 febbraio, condotta da Claudia Ioan e impreziosita da pillole di saggezza fotografica di Silvano Bicocchi:

https://www.youtube.com/watch?v=m-TYl3BnQPA&t=150s

Buona luce a tutti!

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