Piaceri e dolori nel porfolio fotografico

Basandosi sull’istinto, un attento osservatore sa riconoscere da sé la differenza fra mestiere e passione. Se poi alla passione si associa la generosità di voler condividerla con altri, si crea quell’atmosfera che rende partecipi a momenti che presentano sempre aspetti di novità.
Una disciplina fotografica come quella del portfolio, già complessa di suo, presuppone delle conoscenze tecniche di base sulla fotografia che risultano comunque indispensabili nel confezionamento di qualunque tipo di rappresentazione o racconto.
Il massimo raggiungibile, in questo campo, oserei dire, presuppone un connubio e un’intesa assoluta tra chi propone una storia e chi di contro (ma mai contrapponendosi) ne prospetta una sua lettura autonoma, basata sul titolo attribuito al lavoro e sull’osservazione attenta della sequenza preordinata delle immagini.
In alcuni casi può accadere che un portfolio non necessiti di particolari interventi e che risulti quindi autosufficiente; ma ciò però può non essere utile per una approvazione piena, poichè la coerenza compositiva e l’essenza stessa del racconto possono anche non essere profittevoli per suscitare le attenzioni attese.
Buono, onesto e ben strutturato può pertanto risultare un prodotto che espressivamente non comporta però più di una certa normalità, che non riesce, cioè, a coinvolgere più di quanto grammaticalmente è adeguatamente documentato.
In argomento è fatto sempre più cenno all’importanza dell’enfasi in fotografia; della proposizione, specie in portfolio, d’immagini che, specificatamente posizionate, riescono a dare maggiore respiro alle storie. Consentendo così all’osservatore di poter diversificare all'occorrenza i termini di lettura, aggiungendo anche margini per andare oltre le apparenze; riuscendo talvolta pure a irrobustirne gli elementi, rispetto a proposte poco prolisse che magari erano state approntate dall’autore.
Da tutto questo deriva, come spesso accade nel relativismo connesso a qualunque forma di scienza umana, che un prodotto culturale basato su moltitudini di regole e convenzioni - solo in teoria conciliabili - si possa scontrare con le difficoltà oggettive che si ritrovano, nell’avventurarsi a cercare di esprimere un pensiero presunto come assoluto.
L’esercizio e l’intrapresa in ogni caso rimangono validi, perché riescono a sempre intrigare e appassionare tutti i soggetti che ne restano coinvolti. Assistere a talune letture di portfolio, specie se non si è direttamente interessati, come si ebbe a dire in altra circostanza, è quasi paragonabile ad intrattenersi nell’assistere ad un evento culturale, di teatro, musica o altro, poco importa.
Le tante tessere del puzzle da ricomporre, sono sempre tante e innumerevoli, sia per dimensioni, colori e contenuti. Ma spesso certi incastri apparentemente riusciti (realizzati dal fotografo) al lettore risultano anche intercambiabili, senza precludere troppe variazioni nel disegno originario complessivo.
Qui intervengono la bravura dell’autore del prodotto di base e la capacità del lettore di turno che proverà a costruire, riordinando i pezzi o aggiungendo/eliminando altro per addivenire ad un racconto leggermente diverso. Mai volto a prevaricare o esprimere una verità assoluta, ma per aggiungere un proprio punto di vista che potrebbe anche non essere accolto dall’interlocutore del momento.
In ogni caso, la sintesi dell’incontro costruttivo tra fotografo e critico in queste circostanze dimostrerà l’eventuale validità del progetto approntato, qualunque ne sia poi stato il prodotto finale.
Come sempre, sperimentare e mettersi in discussione rimane l’unico modo per allargare le visioni, per evolvere conoscenze e cultura in ogni disciplina. Le critiche improduttive di chi si mantiene escluso e intransigente fanno anch’esse parte del gioco, ma alla fine, fortunatamente, non incidono più di tanto.
In conclusione, per chi volesse approfondire di più sull'argomento, potrebbe tornare utile un pezzo che riguarda questo stesso tema in discussione, pubblicato su questo stesso spazio web qualche giorno fà.

Buona luce a tutti!

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