Serata “Arvis” dedicata a Mario Giacomelli.

Non c’erano dubbi che il racconto di Mario Giacomelli fatto da Pippo Pappalardo sarebbe stato un successo. Del resto la ricca miscellanea di critica fotografica, aneddotiche ed esperienze direttamente vissute dal relatore con l’artista, non poteva che affascinare tutti gli appassionati di fotografia che hanno potuto assistere alla diretta in streaming organizzata dall’ARVIS di Palermo.
Le adesioni hanno sfiorato il centinaio di presenze medie e l’interesse suscitato ha anche prodotto, alla fine, una serie di considerazioni e domande che hanno determinato un ampio prolungamento rispetto alla durata programmata.
In genere, quando si parla di Mario Giacomelli ci si rifà alle foto dei pretini o a quelle di Scanno, ma l’ampia esposizione di Pappalardo ha raccontato della dirompente irruzione dell’artista nel panorama fotografico del periodo e della lenta e complessa evoluzione della sua fotografia nel tempo.
Nelle caratteristiche di Pippo Pappalardo, c’è già quella di analizzare a fondo l’argomento che andrà a trattare. Nel nostro caso, in più, gli stretti legami personali con Enzo Carli in particolare, gli hanno consentito di andare a illustrare il pensiero di Mario Giacomelli sulla base di conoscenze acquisite dalla frequentazione; come risultato di tanti scambi d’idee, di confidenze e anche di contraddittori, sempre utili a comprendere fino in fondo il pensiero sottostante alla produzione fotografica del Maestro; nelle sue varie e diverse fasi creative e oltre (Giacomelli tipografo, pittore, poeta, fotografo e fine pensatore).
Per non tediare oltremodo chi sta leggendo riporto di seguito, non già le domande poste alla fine dell’evento, ma alcune delle considerazioni scritte in chat durante lo streaming e che sintetizzano e focalizzano alcuni momenti della serata.
Luisa: Impressionanti queste fotografie. Non conoscevo l’opera di Giacomelli. Grazie Pippo!!
Bruno: Conoscevo già le opere di Giacomelli, ma è un piacere sentirne il racconto.
Max: Manca il cielo nei paesaggi di Giacomelli, ma sono presenti parecchi volti …
Domenico: I segni violenti dei bianchi e dei neri penso siano una conseguenza del suo amore per l’inchiostro …
Vilma: Uno spaccato di Giacomelli veramente inedito e molto interessante.
Eleonora: Mi sono incantata ad ascoltarla.
Maura: Racconto delle foto e della vita, carico di sentimento.
Giancarlo: Mi piace ricordare che Giacomelli non è stato solo fotografo, tipografo, poeta; egli nasce come pittore astratto, materico, per lui la fotografia è stata il mezzo più congeniale per esplorare la sua interiorità e quella del mondo degli uomini. Convinto sostenitore che la fotografia, con la forza della sua verità, è capace di trasmetterci immagini evocate, sospese, che altro non sono che rimandi visibili di noi stessi, della nostra interiorità.
Francesca: Un viaggio, quello di Giacomelli, per penetrare nel mondo attorno e dentro di sé, utilizzando linguaggi e tecniche che liberano e non limitano.
Arturo: Le foto di Giacomelli rispecchiano il suo modo di vita interiore, amando e dando lustro alle persone semplici che gli stavano vicino, le sue foto sono nell’immaginario dell’artista geniale.
Rosamaria: La siepe/parete di Giacomelli forse va letta attraverso la simbologia della finestra, luogo del passaggio obbligato tra spazio chiuso introspettivo e quello aperto del desiderio di conoscere in maniera libera. Un processo che necessita di un percorso nel tempo, che non può non logorare. Consapevolezza che fu anche di Leopardi.
In ogni caso e per quanto ovvio, si osserva che le considerazioni espresse dai partecipanti e fin qui elencate, hanno fatto da corollario all’ampia Lectio del relatore della serata e danno prova della partecipazione coinvolgente e attenta di tutti gli intervenuti, anche esperti in materia; i quali hanno sempre mantenuto costante il loro collegamento (come ha detto più di qualcuno: incollati alla sedia per le quasi tre ore di trasmissione).
Chi ne avrà voglia potrà anche recuperare, con la registrazione che è postata su You Tube e attivabile attraverso il seguente link: https://youtu.be/Aep5_PFVaSI .
Per completezza d’argomento, si cita una precedente performance in streaming di Pippo Pappalardo, incentrata sempre su Mario Giacomelli (maggio del 2020) e su cui si ebbe a scrivere in un articolo dal titolo “Prendi due e paghi uno …. Per poi ‘appanarsi’ di fotografia”, postato sul mio blog “laquartadimensionescritti”.
Quell’articolo chiudeva così:
Domandando un giorno a Ferdinando Scianna chi fosse stato per lui il più grande fotografo di tutti i tempi, ebbe come risposta: "Henry Cartier-Bresson, ovviamente". Pippo gli disse: "e Mario Giacomelli allora?" La risposta del Maestro Ferdinando fu: "Che c’entra, quello è stato un Genio, ma in quanto tale non classificabile, perché fuori da ogni schema e invaso dall’immensa fantasia creativa."
Anche il sottoscritto conosceva Giacomelli, ma non così a fondo e con la profonda empatia dimostrata dall’amico Pippo, che tutti noi ringraziamo per il gran regalo che ci ha - ancora una volta - concesso.


Buona luce a tutti!

© ESSEC

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