Lo scatto è un operazione ponderata che tanto meglio riesce quanto più chiara è la visione di ciò che vogliamo ottenere.

Non mi trovo molto d’accordo sul fatto che una buona post produzione possa rivelare aspetti e/o dettagli non notati in fase di scatto o perlomeno non sono d’accordo per quanto mi riguarda. Lo scatto è un operazione ponderata che tanto meglio riesce quanto più chiara è la visione di ciò che vogliamo ottenere. La padronanza della post produzione deve trovare la sua prima ragion d’essere già nello scatto o potremmo anche dire che prima dello scatto bisognerebbe conoscere le proprie potenzialità postproduttive finalizzate ad ottenere un risultato voluto e solo quello, mai uno a caso.
C’è ancora oggi chi sostiene che lo scatto debba essere l’ultimo atto del fotografare, dopo lo scatto nulla più ma è indubbio che mente sapendo di mentire, non tanto ai propri interlocutori ma addirittura a sé stesso poiché una discreta post produzione non è un ammennicolo, un accessorio per una buona foto ma un processo indispensabile che travalica ogni seppur innocente convinzione purista di argentea memoria. Allo stato attuale bisogna farsene una ragione al punto che molti grandi fotografi dei nostri tempi hanno deciso di dedicare tutta la loro competenza alla pura e semplice creatività in fase di scatto delegando ad altri la difficile arte di post produzione. Così come il maestro Berengo Gardin ha affidato per quasi un secolo i suoi negativi ad un bravo stampatore anche i fotografi di fama recente si servono sistematicamente di un professionista che nella vita fa solo quello, sviluppare i raw cercando di interpretare al meglio le intenzioni del fotografo con hanno cura di instaurare un rapporto a dir poco intimo di profonda conoscenza reciproca.

© Mimmo Giampà 




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