Il “baule” che manteniamo in soffitta

Ritornare a rileggere cose del passato purtroppo è un esercizio poco praticato. Spesso però rigirando vecchie cartoline riaffiorano dei ricordi sui mittenti e tanti momenti andati si ripresentano da lontano attuali, come in un vecchio film.
Il fascino del passato racchiude molte cose, bei ricordi ed anche tristezze che cerchiamo di rimuovere. Ognuno ha un diario dove ha registrato momenti e emozioni della propria esistenza.
La cultura che erudisce ci consente di proteggerci mantenendo vivide solo le cose belle; chi vuole raccontarsi - di regola - si sofferma su di esse e tralascia altre cose.
Il passato di ogni artista annovera di tutto ed anche i fotografi che ne fanno parte sono portati a nascondere proprie brutture trascorse. 
Nonostante si abbia coscienza che tutto è servito a costruire il presente, il cercare di nascondere carenze giovanili  risulta vano perché, in qualche modo, l’occhio attento riuscirà a coglierle sempre, anche in produzioni di oggi.
Del resto, come si dice? “Nessuno nasce imparato”, no?
Qualcuno sarà stato avvantaggiato dal contesto giovanile in cui è vissuto, qualche altro avrà beneficiato di opportunità culturali, delle disponibilità economiche familiari, dal ceto sociale di discendenza.
Tagliato il cordone ombelicale, in ogni caso, ogni individuo inizia un proprio cammino, secondo le potenzialità/possibilità concesse, magari cercando di indossare il vestito più consono, di parlare e scrivere a proprio modo nel tentativo di esprimere un qualcosa.
Al riguardo, l'occasione di visitare le mostra antologiche dei grandi autori consente di poter cogliere gli elementi primordiali dei loro inizi di carriera e carpire l'essenza che ha costituito traccia caratteristica del loro percorso.
Ad esempio cito la bellissima mostra “La fotografia di Henri Cartier-Bresson” svoltasi qualche anno fa  al Museo dell'Ara Pacis di Roma e che ebbe a proporre una esaustiva lettura dell'immenso corpus d’immagini prodotte dal grande fotografo.
Attraverso oltre cinquecento opere fra  fotografie, disegni, dipinti, film e documenti, era possibile comprendere il percorso professionale ed evolutivo dell'autore, riunendo così le più importanti e famose icone con le immagini meno conosciute del maestro.
Le linee e le complesse geometrie di base, che sono state una costante nei tagli estetici attuati, erano apertamente visibili attraverso l’osservazione dei suoi primi scatti di paesaggi urbani, così che, una volta assimilata la chiave di lettura del suo modus operandi, erano comprensibili tutte le sue opere. 
Paradossalmente, anche per le produzioni realizzate a colori, si riuscivano a intravedere le linee e a immaginarle visivamente in sole scale di grigio, neutralizzando ogni cromatismo.
Tornando a noi, alla luce dei traguardi raggiunti, potrà costituire diletto per ciascun fotoamatore riscoprire i propri inizi e magari individuare i propri punti di partenza.
Rivedendo le prime immagini realizzate, chi è dotato di sufficiente "autoironia" potrà sorridere dei propri difetti, sulle manie tematiche temporalmente perseguite, sulle eventuali "fisse" perpetuate attraverso ottuse ortodossie e dogmi.
Quello che conta è e resta, comunque e sempre, il livello raggiunto oggi in ciò che riusciamo a realizzare, a capire, a comunicare, a rappresentare.
Potrà essere bello incassare apprezzamenti, ma per i più anche l’aver preso coscienza di quanto sia difficile raggiungere livelli positivi nel cercare di esprimere i propri intenti artistici; specie se rimangono inespressi o a livelli embrionali, per nostra confusione, per mancanza di sintesi, per difetti congeniti nel nostro modo di comunicare.
Fortunatamente, ciò che aiuta a crescere culturalmente non necessita di protagonismo attivo e l’umiltà nell'apprendere e la capacità di saper riconoscere i meriti altrui aiuteranno ad ampliare le nostre conoscenze, a leggere i linguaggi delle molteplici realtà artistiche disponibili, da sempre in perenne mutamento.
In ogni caso, ciascuno potrà comunque godere liberamente delle bellezze artistiche, sia che sia l'autore delle opere o che rimanga solo osservatore dei risultati conseguiti da altri fotografi più dotati.
© Essec 


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